Docenti tutor, a Treviso partenza con il freno tirato: al liceo Da Vinci sono 5 ma ne servono 21
In altri istituti va un po’ meglio, ma c’è perplessità sul nuovo ruolo di insegnante che accompagna la formazione dei ragazzi
Mattia Toffoletto
È scattato l’anno scolastico dei tutor, ma la novità non riscuote grande appeal: al liceo Da Vinci ne formano solo cinque a dispetto dei 21 necessari: il preside Mario Dalle Carbonare scrive all’Ufficio scolastico regionale per trovare una soluzione.
L’esatto opposto del Mazzotti che invece ne conta 22; mentre al Palladio, altra scuola numerosa, non si supera quota 14. Ma cosa frena i docenti? «C’è chi ha tanti impegni, perché scuola non significa solo lezioni. Forse non c’è stata chiarezza sulle competenze», commenta sconsolato Dalle Carbonare.
«Un ruolo enorme in termini di responsabilità, ma non retribuito a sufficienza», attacca Salvatore Auci, segretario Snals Treviso.
Il docente tutor è stato voluto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e troverà concretezza nell’anno scolastico appena cominciato: deve occuparsi di orientamento, ma anche accompagnare lo studente nel percorso di crescita, valutando potenzialità, interessi, lacune. Nelle volontà ministeriali, è un insegnante che si occupa del mondo della scuola extra lezioni e verifiche.
A ricoprire il ruolo sono docenti in servizio (con ore aggiuntive), il tutoraggio è previsto per tutto il triennio: la nuova figura deve occuparsi di tutti i ragazzi, seguendone minimo 30 e massimo 50. Nelle scuole più numerose, calcolatrice alla mano, sarebbero necessari fra i 18 e 21 tutor. Gli insegnanti hanno aderito su base volontaria, cominciando a inizio estate la formazione online. Formazione giunta nel frattempo alle battute conclusive, tanto che, superato il test finale, la conclusione del periodo di preparazione era fissata per il 15 settembre.
Così, proprio in questi giorni, le scuole stanno tirando le somme. E il Da Vinci ha dovuto fare i conti con un’amara sorpresa: «Non ho idea di come poter integrare la squadra, avendo raccolto solo cinque adesioni», dice Dalle Carbonare, «l’Ufficio scolastico regionale ci ha riferito che attende risposte da Roma, di certo io non posso imporre alle persone di fare i tutor. Forse la figura, ma con altre modalità, è più usuale in un professionale: può essere che, nel contesto di un liceo, la novità non sia stata ben recepita. Considerando i numeri della nostra scuola, dovremmo arrivare a 21».
Come possono cinque docenti coprire le esigenze di tutoraggio di un liceo come il Da Vinci, che nel triennio annovera 840 alunni? Un numero così basso pare far abortire il progetto già in partenza. Ma altrove il quadro è migliore: al Canova sono arrivati a 15, poco lontano l’obiettivo dei 18. Al Besta hanno detto sì una ventina di prof, mentre al Mazzotti le candidature sono risultate 22.
Perché in altre scuole si fa più fatica? «Forse qualche docente ha valutato che è solo un pannicello caldo, che i problemi della scuola non si risolvono così. Siamo sicuri che il docente tutor serva? Neppure l’aspetto economico è allettante», dice Auci. Per il docente tutor il compenso va da un minimo di 2.850 euro lordi a un massimo di 4.750. Eppure al Da Vinci non sanno come rimpolpare le candidature.
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