Treviso, centro massaggi trasformato in un bordello
I clienti comunicavano in codice sulla pagina Fb. Una 30enne indagata per sfruttamento, sequestrati 27 mila euro
Marco Filippi
Sigilli a un centro massaggi (foto d'archivio)
Un bordello camuffato da centro massaggi, vicino a una banca, e un via vai continuo di clienti. Gli investigatori ne hanno identificato alcune decine, durante gli appostamenti, ma potrebbero essere un centinaio circa gli uomini, provenienti non solo da Treviso ma da tutto il suo hinterland, che frequentavano il centro massaggio cinese di via Chiesa a Ponzano Veneto, chiuso a inizio agosto, dopo un blitz dai carabinieri della compagnia di Montebelluna. A finire nei guai una cinese di 30 anni, considerata dagli investigatori la maitresse del bordello, dove si praticava sesso o massaggi hard. La donna è indagata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
Quando ad inizio agosto è scattato il blitz che ha di fatto chiuso l’attività del centro massaggi, i carabinieri hanno sequestrato qualcosa come 27.000 euro alle quattro ragazze, tutte cinesi, che lavoravano al “Centro Relax” di via Chiesa, nella zona dell’Unicredit. Sequestrato anche il telefonino dove confluivano le chiamate dei clienti. Uno strumento prezioso, non tanto per identificare i clienti (bastano quelli individuati durante le indagini) quanto per comprendere il volume d’affari. Stando a quanto appreso, i clienti che lo frequentavano erano di ogni tipo e fascia sociale, anche se per la maggior parte, quelli più assidui, erano uomini tra i 45 e i 60 anni.
Non c’erano solo impiegati od operai ma anche liberi professionisti a caccia di emozioni forti. Particolare il metodo con cui i clienti interagivano e comunicavano tra di loro.
Il centro massaggi aveva infatti una propria pagina Facebook in cui c’erano in bella vista avvenenti e provocanti massaggiatrici cinesi che mettevano in mostra le proprie grazie in abiti succinti. I clienti intervenivano con commenti in codice che sono stati scaricati ed ora fanno parte del fascicolo d’indagine. Ad esempio, sui prezzi delle prestazioni, quando uno scriveva “50 rose” significava 50 euro. Oppure qualcuno per il prezzo di una prestazione da 70 euro scriveva “limite di velocità (ossia 50, ndr) più venti”. Insomma tanti modi particolari per non parlare esplicitamente di prostituzione e compensi. Ma il modo di comunicare criptato attraverso la pagina Facebook del centro massaggi non ha impedito agli investigatori di scoprire che in realtà quello di via Chiesa a Ponzano era un bordello vero e proprio.
Del resto il vai vai continuo di clienti nel corso di tutta la giornata aveva fatto insospettire più di qualcuno. Tanto che poi la segnalazione è arrivata all’Arma che ha immediatamente disposto un’indagine con appostamenti discreti nella zona di via Chiesa. Quando sono stati raccolti sufficienti indizi nell’arco di qualche settimana, è scattato il blitz che ha portato alla chiusura del centro massaggi e alla denuncia a piede libero della trentenne maitresse, che si occupava della logistica ma anche praticava i massaggi di ragazze che cambiavano di settimana in settimana.
Il legale dell’indagata, l’avvocato Giovanna Tirocinio del foro di Venezia, nei giorni scorsi ha chiesto il dissequestro del telefonino e della somma, ben 27.000 euro, trovata in possesso delle quattro cinesi che lavoravano nel centro massaggi. Secondo la difesa, non c’è prova che quello di via Chiesa sia un bordello e che la cinese indagata ne sia la maitresse. Nel frattempo, dopo essere stato provato che i proprietari dell’appartamento non sapevano nulla della presunta attività di prostituzione, è stato dissequestrato e affittato ad altro suo.
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