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La storia a Treviso: «Il lavoro non basta per pagare l’affitto, sfrattato padre di 4 figli»

Sfrattato con quattro figli minorenni, dipendente di un hotel: «Spese insostenibili dopo il Covid»

Mattia Toffoletto
1 minuto di lettura
Abbes Lamouchi, 54 anni, origini tunisine e cittadinanza italiana, da 24 anni nel nostro Paese 

«Sono senza casa e ho quattro figli minorenni. Non so più dove dormire, chiedo aiuto al Comune».

L’appello disperato è di Abbes Lamouchi, 54 anni, origini tunisine e cittadinanza italiana, da 24 anni nel nostro Paese.

Si racconta davanti alla propria auto, “casa provvisoria” per sé, la moglie e i figli (i trolley spuntano dai sedili posteriori), il più grande di 16 anni e il più piccolo di soli 18 mesi. Gli è stato notificato lo sfratto e lo scorso 4 settembre ha dovuto lasciare l’appartamento in Strada del Mozzato a Santa Bona: tre anni di affitto non pagati.

Dopo aver trovato sistemazione provvisoria in un albergo a Sant’Antonino, contando sui contributi del Comune e della Caritas, Lamouchi ha dovuto lasciare la camera ieri mattina, non essendo più libera.

«Da una settimana non sto più lavorando, sono impegnato a trovare una sistemazione alla mia famiglia. Se però non rientro, c’è il rischio che mi licenzino: me l’hanno già detto, purtroppo. E tutto sarà ancora più difficile», sospira il 54enne.

Lamouchi lavora come facchino in un albergo a Venezia da 17 anni e per lui le difficoltà sono cominciate con lo scoppio della pandemia: dalla primavera 2020 si è ritrovato per due anni a casa, contando sulla sola cassa integrazione.

Ma con l’unico sostegno della “cig” è stata durissima tirare avanti, considerando i quattro figli da mantenere.

«Mesi complicati. La cassa integrazione, con quattro figli, copriva pochissimo. Due anni senza poter andare al lavoro hanno pesato tanto nella mia vita. Gli affitti si sono accumulati, impossibile riuscire a saldare», racconta Lamouchi.

Da gennaio 2022 finisce il blocco degli sfratti deciso in era Covid. E un anno fa la vita inizia a prendere una bruttissima piega: Lamouchi deve fare i conti con la procedura di sfratto causa morosità. Poi, lo scorso 4 settembre, tutto precipita. Lo sfratto diventa esecutivo e Lamouchi è costretto a lasciare l’abitazione, deve trovare un tetto alla propria famiglia.

Bussa ai Servizi Sociali, riesce a trovare posto per un paio di settimane in un albergo a Sant’Antonino. Comune e Caritas gli danno una mano nelle spese, il resto lo mette lui. Ma rimangono la morosità pregressa da saldare e il futuro prossimo tutto da decifrare.

Un grande punto interrogativo. Che da due settimana toglie il sonno a Lamouchi. Ancor più da ieri mattina, visto che ha dovuto lasciare l’albergo e ora deve cercare una sistemazione, il più possibile stabile, alla famiglia. «Non so cosa fare, spero qualcuno mi aiuti. Non posso far dormire in auto moglie e figli», si congeda Lamouchi, prima di salire in auto. Pensando al suo futuro pieno di incognite.

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