Casa Zero, in fila ci sono 620 creditori. Tutti sperano nei sequestri milionari
Truffa Superbonus, chiusi i termini: 150 sono ex dipendenti, poi ci sono i fornitori e i tantissimi committenti dei lavori sulle abitazioni
Federico Cipolla
Una protesta fuori dalla sede di Casa Zero
Fin dal primo giorno nell’ufficio del curatore Danilo Porrazzo sono iniziate ad arrivare insinuazione al passivo. E ora, che da qualche giorno il termine per insinuarsi nel passivo, è scaduto si può fare un primo bilancio: sono almeno 620 i creditori del Gruppo Zero, travolto attraverso la società Casa Zero dall’inchiesta sulle presunte truffe messa segno col superbonus.
Anche una volta scaduto il primo termine, infatti, le insinuazioni, cosiddette “tardive”, sono continuate da arrivare e verranno prese in considerazione in una successiva udienza. Il 20 giugno il giudice Bruno Casciarri esaminerà le posizioni dei diversi creditori, e deciderà chi potrà essere ammesso alla procedura fallimentare e sperare di recuperare almeno un parte del proprio credito.
Dei 620 che fino ad ora si sono insinuati nel passivo, 150 circa sono ex dipendenti del Gruppo Zero, poi ci sono alcuni fornitori e infine la gran parte sono i committenti che avevano affidato alla società di Nervesa il restauro della propria casa attraverso il Superbonus 110%.

Un quadro più preciso del debito lo si potrà avere solo dopo l’udienza del 20 giugno. Ma considerato l’importo medio dei lavori, il debito complessivo sarà superiore ai 50 milioni. Determinante sarà capire anche come verranno considerate le fatture emesse a carico dei clienti senza che i lavori fossero stati eseguiti. In molti casi infatti, eccezion fatta per qualche centinaio di euro per avviare le pratiche, i committenti non hanno sborsato contanti, ma si sono trovati nel cassetto fiscale dei crediti ceduti, e in alcuni casi poi monetizzati dal Gruppo Zero.

L’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli si prolungherà ulteriormente. Pochi giorni fa il pm ha chiesto una proroga di indagine di sei mesi, che sono dunque destinate a concludersi solo a novembre. Oltre ad Alberto Botter, fondatore e amministratore di fatto del Consorzio (difeso dagli avvocati Simone Guglielmin e Alessandro Rampinelli), Fabio Casarin, legale rappresentante di diritto della società (difeso dall’avvocato Massimiliano Robba), e Massimiliano Mattiazzo, libero professionista con il compito di asseveratore (difeso dall’avvocato Cristian Fornasier), tra gli indagati sono finiti anche tre professionisti (due ingegneri e un consulente del lavoro) Andrea Pillon, classe 1971, Giorgio Feletto, classe 1983, e la consulente Daniela Pacelli, classe 1968 per aver falsamente certificato l’avvenuta esecuzione o la congruità dei lavori per i quali si accedeva all’agevolazione, rendendosi corresponsabili dei reati di truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico. Inoltre i militari del nucleo di polizia economico-tributaria della Finanza, hanno recentemente effettuato sequestri per 27 milioni complessivi: 25 per crediti d’imposta e due fra somme di denaro, immobili e auto, nella disponibilità di cinque dei sei indagati e di una società collegata al consorzio.
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