Schiacciata sotto blocchi di cemento: ecco chi era la vittima della tragedia di San Biagio
Tutta Cavriè sotto shock per la morte di Dina Zanatta, la “signora in bici”. Nella casa di via Molino Soligon è un viavai di parenti e amici
Mattia Toffoletto
Dina Zanatta e il bilico da cui si sono sganciati i blocchi di calcestruzzo (Foto Film)
Una vita consacrata alla famiglia. L’amore per il marito, i tre figli, i quattro nipoti. E quella bicicletta, con cui era solita girare per le vie di Cavriè, tanto che in paese la conoscevano tutti come “la signora in bici”. Dina Zanatta, classe ’47, casalinga, stava rincasando, quando un destino tragico l’ha strappata all’affetto dei suoi cari. L’abitazione, in via Molino Soligon, è a mezzo chilometro dal luogo dell’incidente. Avrebbe dovuto svoltare in via Tito Speri e, poco più in là, avrebbe raggiunto la villetta di colore giallo che condivideva con il marito Franco Mazzon, ferroviere in pensione. Coincidenza fatale: il camion arrivava dal cantiere di un privato, un’abitazione distante 200 metri in linea d’aria dal suo civico.
«Una persona dolcissima», la descrivono i vicini. In quell’abitazione, in via Molino Soligon, Zanatta ha sempre vissuto. Strade di campagna, il centro della frazione piuttosto lontano. Dietro casa il vigneto e l’orto, che Dina amava curare. I tre figli Mirco, Monica e Marica si sono sposati. Da tempo hanno lasciato la casa in cui sono cresciuti. Pochi giorni fa, era stato festeggiato il compleanno di un nipotino.
Dina ha dedicato anima e cuore alla famiglia, l’ha fatto con i figli e ora lo faceva con i nipoti. In paese la ricordano anche come amante della buona cucina. «Una famiglia molto unita, tutti legatissimi fra di loro», commenta Rino Lisetto, consigliere comunale a San Biagio e amico di famiglia, «Vivevano in simbiosi. Una tragedia che di certo non potranno assorbire in tempi brevi».
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Alla villetta “Mazzon”, il dolore è tremendo. C’è il marito Franco, ci sono i figli: impossibile parlarci. Poco prima, per una figlia, lo strazio immane del riconoscimento del cadavere. Lisetto, uscendo dal cortile, ha preso parola per tutti. Mariarosa Pasqualini, vicina di casa, è qui invece a porgere le condoglianze: «Una notizia sconvolgente, Dina la conoscevamo tutti. Ha sempre abitato a Cavriè, la famiglia sempre al primo posto. E ora era tanto felice di fare la nonna. Appena ho saputo, sono uscita di casa, per capire cosa fosse successo. Siamo amiche, la incontravo spesso: le piaceva dedicarsi all’orto, alle sue verdure».
Procedendo a piedi verso il luogo della tragedia, si incrocia invece Sergio Camarin, amico di Dina e compaesano. Parla appoggiato allo scooter, le lacrime agli occhi. «Eravamo amici da tanto tempo, spesso andava a trovare mia mamma, che abita vicino a casa sua», piange Camarin, «Una tragedia inimmaginabile, ancora non ci credo. Girava spesso in bici per il paese, ha sempre fatto la casalinga: la vita dedicata alla famiglia». Particolari che ripetono tutti i paesani. Quando due giovani runner arrivano in via Valdrigo e notano la bici a terra, hanno avuto un presentimento: «No... La signora in bici».
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