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Offese Mattarella, l’ex sindaco di Resana Mazzorato assolto grazie alla riforma Cartabia

L’ex primo cittadino di Resana diede del “mafioso” su Facebook al Capo dello Stato: “salvo” per la particolare tenuità del fatto

Marco Filippi
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

L'ex sindaco Loris Mazzorato durante una protesta

 

In un post sul suo profilo Facebook, nel maggio del 2020, l’ex sindaco Loris Mazzorato diede del mafioso al presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

Ma giovedì mattina, 8 giugno, su richiesta stessa della procura, il giudice del tribunale di Treviso, Marco Biagetti, l’ha assolto dal reato di offese all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica, per “particolare tenuità del fatto”.

Per conoscere le ragioni, si dovrà attendere il deposito delle motivazioni tra 60 giorni. Ma a cercare di fare luce sul caso, squisitamente tecnico-giuridico, lo fa a fine processo, l’avvocato Domenico Zanon, che con il collega Pierluigi Cagnin, ha difeso l’ex primo cittadino di Resana ed ora consigliere comunale e capo dell’opposizione.

«Mazzorato è stato rinviato a giudizio a seguito dell’autorizzazione a procedere data alla procura dall’allora ministro della Giustizia Marta Cartabia. Ed è grazie alla riforma che prende il suo stesso nome che oggi Mazzorato è stato assolto. In base alla riforma, infatti, per i reati con pena minima inferiore ai due anni (per quello previsto dall’articolo 278 del codice penale - offese all’onore e al prestigio del Presidente - la pena minima è appunto di un anno fino a un massimo di 5, ndr), se riconosciuti nella loro ipotesi lieve, è prevista l’assoluzione».

Quando è prevista l’ipotesi lieve? Lo spiega la stessa norma dell’articolo 131 bis del codice penale in base alla quale è stata pronunciata la sentenza: “Se il danno o il pericolo sono esigui e il comportamento e la condotta dell’imputato susseguente al reato non abituali”.

A contribuire all’assoluzione è stato appunto il comportamento dell’ex sindaco che giovedì mattina, in tribunale a Treviso, durante l’udienza a suo carico, si è scusato sottolineando che il post in questione aveva l’unico intento di “denunciare un sistema clientelare e di privilegi”.

«Credo - ha detto Mazzorato - che sia legittimo esercitare il diritto di critica usando toni e linguaggi forti e talvolta anche coloriti. Quanto alle frasi che mi si attribuiscono nel capo d’accusa chiedo scusa perché non era mia intenzione offendere l’onore e il prestigio del presidente della Repubblica che consideravo responsabile di aver avvalorato le decisioni del governo, apponendo la firma su quei provvedimenti da me ritenuti ingiusti». Come quelli dei tagli alla sanità e ai servizi sociali e il mancato taglio delle “pensioni d’oro”.

Ad aver innescato l’indagine era stata una lettera anonima indirizzata alla prefettura di Treviso, firmata da due cittadini castellani, che si erano detti indignati per un paio di post su Facebook da parte dell’ex sindaco. In particolare, il primo maggio del 2020, Mazzorato sopra un link ad un articolo in cui si parlava della firma di Mattarella a un provvedimento che non conteneva tagli alle pensioni d’oro, aveva scritto “tra mafiosi si capiscono”.

E ancora: sopra una foto del presidente della Repubblica “Abbi la dignità e il coraggio di confessare i tuoi crimini contro il popolo”. Parole che non erano proprio andate già ad alcuni cittadini di Resana, che hanno preso carta e penna e hanno scritto una lettera anonima al prefetto di Treviso, segnalando le offese di Mazzorato al presidente della Repubblica. «La cosa che più ci dà fastidio - scrissero i “corvi” nella lettera anonima - da cittadini che credono nello Stato e nelle istituzioni, è che in più di qualche occasione va a screditare e diffamare anche il presidente della Repubblica e altre cariche dello Stato».

Giovedì dunque la chiusura del capitolo con l’assoluzione di Mazzorato.

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