«Cerco i miei genitori naturali. Perché mi hanno abbandonato?». La storia di un personal trainer di Treviso
Leopoldo Benedetti è nato nel 1975. Gli indizi raccolti finora assieme alla sorella portano in Campania
rosario padovano
Il personal trainer di Treviso Leopoldo Benedetti cerca notizie sui genitori naturali. Ha già trovato qualche indizio, grazie alla sorella, ma vuole andare fino in fondo e abbracciare la sua famiglia di origine.
Il suo è un nome noto a Treviso. Classe 1975, due lauree in tasca, di cui la prima in Giurisprudenza a Trieste e la seconda in Scienze motorie a Padova, ha voluto rendere noto il suo “segreto” solo agli amici più intimi, ora che si è trasferito a Vittorio Veneto, per motivi di lavoro.
«Con mia somma sorpresa ho scoperto, nel tempo, che i miei genitori, cui voglio un bene enorme, non sono i miei genitori naturali. Ora, vista la scoperta, voglio andare fino in fondo. Voglio la verità».
Più testarda di lui è la sorella, adottata dalla stessa famiglia Benedetti, peraltro originaria della provincia di Ferrara.
«La mia scelta è quella di sapere più cose possibili. Perché ci hanno abbandonato da piccoli, e come siamo finiti a Treviso? Io non ricordo nulla. So solo che avevo un anno e mezzo e da quel momento in poi sono cresciuto a Treviso. I miei primi ricordi appartengono a questa città. Fiero di essere chiaramente cresciuto qui, sia chiaro. Treviso è casa mia».
Gli indizi trovati dalla sorella di Leo portano alla regione Campania. «Non credevo di avere queste origini, ma paiono essere una certezza. I miei genitori sono campani e pare abbiano abitato a Salerno, oppure in quella provincia. Non abbiamo né nomi né cognomi. Dalle informazioni che trapelano, sempre attraverso queste ricerche, mio padre naturale sarebbe morto ancora tempo fa. Sarebbero in vita tuttavia la mia madre naturale e un mio fratello di sangue».
Il sentimento che prova è contrastante: «Da una parte la pietà. Evidentemente non potevano mantenere né me, né mia sorella. Ma dall’altra c’è molta rabbia, perché nutro quella sensazione di abbandono che potrebbe accompagnarmi per il resto della vita. Sono convinto che questo mio intervento possa trasmettere a chi si trova nella medesima situazione quel coraggio che serve a ripercorrere la propria storia».
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