Vedelago, schiaffo e oltraggio in caserma: imprenditore e carabinieri indagati
Il primo è accusato di oltraggio, mentre il comandante di lesioni per un presunto schiaffo e falso (assieme a 4 colleghi)
Marco Filippi
Da una parte c’è un imprenditore del settore del noleggio di auto, Mario Padrin, accusato di oltraggio a pubblico ufficiale, che sostiene di essere stato schiaffeggiato, durante un alterco in caserma, dal comandante della stazione dei carabinieri di Vedelago.
Dall’altra c’è il luogotenente Francesco Bianco, accusato di lesioni personali aggravate e falso in atto pubblico (in concorso con altri quattro colleghi di stazione), che invece dice di non aver mai alzato le mani su Padrin, ma semmai di essersi protetto dagli sputi che l’imprenditore gli indirizzava nel corso della discussione. Da questo incrocio di accuse ne è scaturito un procedimento penale che ora vede sotto inchiesta l’imprenditore e cinque carabinieri.
L’auto a nolo “sequestrata”
La vicenda risale a poco più di un anno fa e ha come sfondo la società di noleggio di automezzi di Padrin, 58 anni, un imprenditore originario di Pederobba, ma iscritto all’Aire in quanto residente in Bulgaria.
È l’11 marzo del 2022 quando un cliente della società che aveva preso a nolo da Padrin una macchina viene fermato dai militari di Vedelago per un’infrazione del codice della Strada. La macchina ha targa straniera ed è immatricolata a nome della società di Padrin, che ha sede legale in Repubblica Ceka
Risultato: come prevede la legge, il veicolo viene posto sotto fermo amministrativo e non può essere restituito finché non viene pagata la multa.
È a quel punto che interviene Padrin, titolare della società di noleggio, che si reca alla caserma dell’Arma di Vedelago per informarsi su come tornare in possesso dell’auto e rimetterla a disposizione della società. L’imprenditore è disposto a pagare subito ma con il bancomat, come lui chiede, non è possibile. Allora poco dopo torna con i contanti. Ma la risposta è che serve l’importo esatto della multa.
Scoppia la discussione
È proprio sulla modalità di pagamento che nasce la querelle tra l’imprenditore e il comandante della stazione dell’Arma, sfociata poi nell’inchiesta della procura. Secondo l’accusa, Padrin avrebbe aggredito verbalmente il luogotenente Bianco e un appuntato dell’Arma con una serie di frasi oltraggiose: “Io lavoro, non sono qui a guardare in alto come voi”, “Siete incompetenti”, “Sono andato via dall’Italia per non avere a che fare con gentaccia come voi” sono solo alcuni di quelli riferibili, per non dire le offese. Da qui, l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale.
Ma quello che sarebbe successo dopo, in base alla denuncia dell’imprenditore, avrebbe messo nei guai il comandante della stazione dei carabinieri e quattro suoi colleghi. Bianco, secondo le indagini degli stessi colleghi del comando provinciale, avrebbe reagito rifilando a Padrin uno schiaffo al volto e poi, in concorso con altri quattro carabinieri, avrebbe steso un’annotazione di servizio in cui Padrin veniva accusato del reato di resistenza a pubblico ufficiale senza fare riferimento allo schiaffo. Accuse che Bianco e i 4 carabinieri respingono. Il comandante non avrebbe rifilato alcuno schiaffo all’imprenditore ma avrebbe soltanto alzato un braccio per ripararsi dagli sputi e dall’aggressione di Padrin.
Le indagini
Ora le indagini degli stessi carabinieri del comando provinciale, coordinati dal sostituto procuratore Davide Romanelli, sono formalmente concluse e gli indagati hanno la possibilità di chiedere di essere sentiti o di depositare memorie difensive. Padrin (difeso dall’avvocato Andrea Zambon) dovrà difendersi dall’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale mentre a Bianco (avvocato Marco Furlan) si contestano le accuse di lesioni personali e concorso in falso.
Starà poi al pubblico ministero decidere se procedere e chiedere il rinvio a giudizio degli imputati oppure archiviare tutte le posizioni o solo in parte.
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