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Pannello solare spostato di pochi centimetri: a Silea la multa da 2000 euro arriva dopo tredici anni

Dura contestazione dell’ente Parco del Sile a un privato. Bocciato anche il verso dei pannelli. «Sanzione assurda»

Federico de Wolanski
2 minuti di lettura
I pannelli contestati dall'Ente Parco Sile 

Una multa da poco più di duemila euro che sanziona un impianto solare posizionato spostato di pochi centimetri rispetto a quanto stabilito dal progetto presentato, approvato ed eseguito ormai oltre tredici anni fa.

Siamo a Silea, a trecento metri dal Sile, non all’interno della zona naturalistica ma nei confini dell’area urbana adiacente il parco. A far scattare la sanzione, salata quanto tardiva, è stato l’Ente Parco Sile scatenando incredulità e rabbia.

Il caso

Il progetto per l’installazione di un sistema fotovoltaico e solare termico sul tetto dell’abitazione in via Fratelli Bandiera venne inoltrato a tutti gli enti preposti oltre tredici anni fa, non venne contestato, e venne eseguito.

Tutto bene fino al gennaio scorso quanto i proprietari dell’abitazione si sono visti arrivare via raccomandata la contestazione di un illecito amministrativo da parte del Parco. Cosa riguardava? I pannelli posizionati sul tetto anni ora sono «in difformità rispetto alle autorizzazioni», scriveva l’ente Parco.

Ovvero? «Ci è stato contestato l’aver posizionato i pannelli fotovoltaici in verticale anziché in orizzontale, l’aver spostato di pochi centimetri uno dei due impianti del solaretermico, e averne installati solo due dei tre come avevamo annunciato» dice il signor Fabio Ciocca davanti al verbale da ben 2087 euro da pagare. Difformità che sarebbero state riscontrate tramite immagini aeree, pare, fatte quando – l’anno scorso – è stato inoltrato a Comune ed ente Parco il progetto per un ulteriore potenziamento del sistema di produzione di energia verde (anche quello approvato).

L’incredulità

Le difformità? «L’orientamento dei pannelli» spiega Ciocca «è stato deciso in fase di posizionamento per la necessità di farli rientrare ordinatamente nei confini di falda del tetto. E lo spostamento di venti centimetri (dico venti), perché quando è stato fatto il foro per ancorare il termico alla falda, tredici anni fa, i tecnici si sono resi conto che lì non avrebbe retto a dovere e quindi lo hanno traslato di una spanna». Per quanto riguarda poi l’aver posizionato due pannelli di solare termico anziché tre, i residenti sbalordiscono: «Se non potevamo farne tre, siamo multabili?».

Tredici anni dopo, andare a cercare i professionisti che si sono occupati dell’impianto è pressoché impossibile, «ma non è accettabile una sanzione simile per contestazioni che potevano essere semmai fatte molto prima; e sempre ammesso siano davvero, ragionevolmente, sanzionabili».

I residenti infatti insistono: «Sono state scelte di necessità architettonica che nulla cambiano nella sostanza del progetto». E a ben guardare non incidono su nulla se non la geometria estetica del tetto.

Regole e polemiche

Il caso riporta a galla quella che è da tempo una delle maggiori critiche mosse al Parco: il carico di burocrazia e limiti imposto anche alle pratiche più semplici, come l’installazione di una casetta di legno in giardino.

Una realtà che stride con quello che è poi l’altro fronte di polemica “politica” contro il Parco: il ridotto controllo sulle grandi cementificazioni nell’area, ma anche sulla riva del Sile com’è stato il “Bosco Verticale” e come saranno gli altri progetti pendenti tra Treviso e Silea. A puntare il dito è stato il vicepresidente di Italia Nostra Romeo Scarpa: «Quando si gestisce un Parco la priorità non è l’edificazione o il turismo» ha detto «ma la conservazione degli habitat e la gestione dell’acqua: tutte cose che da 30 anni non hanno mai fatto, salvo qualche spot per spendere soldi europei».

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