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La testimonianza delle Iene in aula: «Picchiati per la telecamera, ma abbiamo filmato con la micro»

Davanti al giudice il racconto dell’inviato e del cameraman del programma aggrediti da padre e figlio di Giavera per un servizio su una presunta truffa

Marco Filippi
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

A destra l’inviato delle Iene Michele Cordaro e, a sinistra, il cameraman e autore Enrico Maria Didoni

 

«Quando tirammo fuori la telecamera e ci presentammo come troupe delle “Iene”, Claudio Zanatta chiamò in ufficio il figlio Mauro, che chiuse la porta a chiave e iniziò una vera e propria aggressione. Una ventina di minuti in balìa di padre e figlio che volevano a tutti i costi strapparci di mano la telecamera e il microfono. Alla fine ci riuscirono, ma non sapevano che avevamo una micro-telecamera che filmò tutta l’aggressione».

A parlare, lunedì 5 giugno, in aula, l’inviato delle “Iene” Michele Cordaro, parte civile, assieme al cameraman e autore della celebre trasmissione televisiva di Italiauno Enrico Maria Didoni, nel processo contro Claudio e Mauro Zanatta, rispettivamente di 69 anni e 45 anni, entrambi di Giavera (difesi dall’avvocato Giuseppe Antoniazzi).

I due imputati sono accusati di percosse e danneggiamento del materiale che sarebbe servito per riprendere l’incontro e per mandarlo in onda successivamente. Ma ora la posizione di padre e figlio si è aggravata. Perché, dopo la testimonianza dei due componenti della troupe televisiva, il pubblico ministero Massimo De Bortoli ha formalizzato in aula anche l’accusa di rapina. Il motivo? Perché a Cordaro e Didoni furono strappati di mano telecamera e microfono, poi irrimediabilmente danneggiati, e la scheda della memoria della telecamera fu tolta e mai più restituita.

«Soltanto dopo l’arrivo dei carabinieri - ha spiegato l’autore del programma e cameraman Didoni - ci furono riconsegnati gli attrezzi del mestiere ma irrimediabilmente danneggiati. Senza la scheda, che non ci fu restituita».

Le “Iene” arrivarono a Giavera il 10 maggio 2019 per chiedere conto a Zanatta senior di alcune segnalazioni arrivate alla redazione di Cologno Monzese che riguardavano una presunta insolvenza che riguardava eventi con degustazione di vini.

«In redazione - ha raccontato Cordaro - arrivarono una serie di segnalazioni, oltre una decina, di persone che dicevano che avanzavano denaro da Zanatta. Quando arrivammo non ci presentammo come troupe delle “Iene” ma ci fingemmo interessati a partecipare a uno degli eventi. Poi, però, quando chiesi a Zanatta: “Se chiedessi a voi di organizzare un evento e poi non lo pagassi cosa fareste?” e tirammo fuori telecamera e microfono, scattò l’aggressione».

«Ho preso tanti calci e pugni - ha spiegato Didoni -. Le botte maggiori le presi io perché avevo la telecamera e loro puntavano solo a prenderla per tirare via la scheda e danneggiarla. Alla fine, la mia mano era piena di graffi e sanguinava».

Dopo che il pm ha contestato anche l’accusa di rapina aggravata, il giudice Umberto Donà ha rinviato il processo a gennaio del prossimo anno.

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