Consumo di suolo nella Marca: cementificati 230 campi di calcio all’anno
Treviso settima peggior provincia d’Italia: il 16,75% del territorio oggi è “grigio”
Fabio Poloni
La realizzazione di una rotonda a Castelfranco
Un sesto del territorio della Marca è cemento e asfalto. Un dato impressionante, questo 16,75% di consumo del suolo nella nostra provincia, se comparato al 7,13% della media nazionale italiana. E la tendenza non rallenta, anzi: Treviso è al settimo posto in Italia per ulteriore cementificazione nel corso dei quindici anni dal 2006 al 2021, con un’erosione grigia che si mangia un altro 0,99% del territorio.
Poco? Forse messa così suona più chiara: visto che l’estensione totale della nostra provincia è di 2.480 km quadrati, il suolo consumato nei 15 anni sotto esame è pari a 24,55 kmq, cioè 2.455 ettari. «Si tratta di un’estensione pari a quella di oltre 3.500 campi da calcio, o a quella degli interi territori comunali di Monastier o di Spresiano», sottolinea Gigi Calesso, Coalizione civica per Treviso.
Nel 2006 il suolo italiano “consumato” da strade e costruzioni era pari al 6,75%; alla fine del 2021 è arrivato al 7,13. La media Ue è del 4,2%. Gli effetti negativi di tutto ciò sono vari: aggravamento delle ondate di calore, perdita di aree verdi e biodiversità, aumento del rischio di allagamenti.
Oltre a esaurire una risorsa non riproducibile, come ricorda anche il messaggio della “Giornata mondiale dell’ambiente” che si è celebrata ieri, #OnlyOneEarth, Solo una Terra.
Il record italiano «dipende, da un lato, dalla conformazione territoriale che comporta un’intensità di concentrazione della popolazione in termini di sfruttamento del suolo; dall’altro, dall’elevata frammentazione in materia di competenze», ha spiegato Michele Munafò, responsabile scientifico dei rapporti sul consumo di suolo dell’Ispra, al Sole 24 Ore, «Gli ottomila comuni hanno la competenza sulla gestione dei propri piani urbanistici, che nella quasi totalità dei casi prevedono aree di espansione ancora non sfruttate, che determinano buona parte del consumo di suolo attuale».
Le cifre dell’Ispra evidenziano due fenomeni. Primo: le zone più costruite si concentrano in pianura e nella cerchia delle grandi aree urbane. Secondo: si tende a costruire di più nelle zone dove c’era già la maggior concentrazione. Monza, Napoli, Milano, Varese, Trieste e Padova sono le uniche fra le 107 province italiane a essere messe peggio di Treviso in quanto a consumo del suolo.
«Che cosa non funziona? La legge regionale del Veneto per il contenimento del consumo di suolo approvata nel 2017 non ha avuto effetto nel corso almeno dei due anni successivi, mentre nella nostra regione si registra una crescente urgenza di ridurre la cementificazione del territorio ancora non compromesso – sostiene Calesso – Possiamo permetterci di attendere gli effetti di questa legge mentre il Veneto è in testa alla classifica del nuovo consumo di suolo? La realizzazione del Terraglio est rappresenterà un altro duro colpo alle aree verdi della città di Treviso, come è stato negli anni scorsi per i comuni delle province di Vicenza e Treviso interessate dalla costruzione della Pedemontana. È necessaria un’inversione di tendenza immediata, anche perché il consumo di suolo è una delle cause del climate change, dell’innalzamento globale delle temperature». «Con la variante – sostiene il sindaco di Treviso, Mario Conte – abbiamo destinato a verde urbano 169 mila metri quadrati altrimenti destinati a cementificazionie. Non possiamo intervenire su diritti acquisiti da privati 20-30 anni fa».
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