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Stangata sui rifiuti a Treviso, raccolta a peso d’oro. I baristi: «Basta, non ci stiamo coi costi»

I commercianti contro l’aumento della tariffa di Contarina: «Cosa dobbiamo fare adesso, portare il caffè a 3 euro?»

Mattia Toffoletto
2 minuti di lettura
Giulia Pinarello del bar Habitat 

«Devo portare il caffè a 3 euro per starci dentro? No, non posso farlo. Non verrebbe più nessuno. Loro invece possono aumentare, non hanno concorrenza».

Marlisa Bergamin, titolare del Caffè Polo, fa una provocazione e, al tempo stesso, offre una sintesi efficace dell’umore degli esercenti in ragione dell’aumento dell’8% nelle bollette dei rifiuti (stimati rincari annui dai 25 ai 99 euro per le utenze non domestiche: per le famiglie, si passerà dai 10 euro in più per i single all’esborso extra di 24 euro per i nuclei più numerosi), deliberato all’unanimità - con effetto retroattivo da gennaio 2023 - nei giorni scorsi dal consiglio di bacino Priula (Contarina è il braccio operativo).

Facilmente intuibile il pensiero di esercenti, baristi e ristoratori: «L’ennesima mazzata, dall’era Covid è aumentato tutto. Dalle bollette di luce e gas agli alimenti. Far quadrare i conti è diventato sempre più difficile».

I rincari hanno animato l’assemblea (49 i Comuni soci) e lo stesso sindaco Mario Conte si è smarcato, evidenziando come il principio della raccolta differenziata dovrebbe essere «più ricicli e meno paghi».

Concetto che trova sponda in Dania Sartorato, presidente Confcommercio provinciale: «Servirebbero meccanismi premiali per chi aumenta il conferimento dei rifiuti riciclabili a scapito dei non riciclabili». Quanto all’aumento nelle bollette dei rifiuti: «Purtroppo è aumentato tutto, siamo in linea con tutto il resto», smorza Sartorato, «a creare fastidio è la retroattività, non la trovo corretta. Chiediamo almeno un servizio al top».

La barista Bergamin è un fiume in piena: «La cernita la faccio io e loro devono solo svuotare: per il servizio che danno, sono cari», attacca, «in teoria, con la raccolta differenziata, le tariffe sarebbero dovute diminuire. Invece, rispetto a 10 anni fa, sono triplicate. Prima del porta a porta pagavo 600 euro all’anno, ora siamo circa a 4 mila. Troppo».

Poi il discorso diventa più generale: «Perché continuare a far pesare tutto sulle attività commerciali? Fra gas, luce e inflazione, starci dietro è sempre più dura».

Sulla stessa lunghezza d’onda è Fabio Tambarotto, oste di Muscoli’s in Pescheria: «L’8% in più è tanto, da due-tre anni stiamo assistendo ad aumenti vertiginosi a tutti i livelli. E noi esercenti, nel contempo, abbiamo ormai esaurito le possibilità di aumento. Non puoi scaricare i rincari sul cliente. Così tutto ricade sull’imprenditore, che purtroppo vede la propria marginalità ridursi sempre di più. Negli ultimi anni, abbiamo sopportato, in tutti gli ambiti, aumenti rilevanti, non certo di lieve entità: dai latticini alle vongole, passando per i costi energetici».

Giulia Pinarello, titolare del bar Habitat in via Municipio, tira le somme: «Aumento più, aumento meno», esordisce sconsolata, «non mi meraviglio più di niente». Poi aggiunge: «Già in centro storico c’è meno gente, se poi tutto aumenta… E tu, per contro, non puoi permetterti di aumentare i prezzi: sarebbe controproducente, i clienti non verrebbero più. Una mazzata, quella dei rifiuti».

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