Treviso, crescono i redditi ma l’inflazione si è mangiata due stipendi
Studio della Cgil: dal 2014 al 2021 due miliardi di imponibile in più nella Marca ma il potere d’acquisto è sceso fino a 3.200 euro
Fabio Poloni
L'inflazione si è mangiata il potere d'acquisto delle famiglie
(ansa)È una gara a inseguimento in cui l’inflazione recita la parte della lepre, il reddito dietro arranca e sbuffa. Uno studio della Cgil sui redditi dei trevigiani 2014-2021 racconta tante cose, ma una in particolare: a fronte di un aumento medio di 1.415 euro in otto anni del reddito medio dei lavoratori dipendenti, la perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione supera i 3.200 euro.
In pratica, oggi rispetto al 2014 è come se i lavoratori dipendenti avessero visto bruciare due mensilità.
Cresce il reddito
Il reddito imponibile, in otto anni, aumenta di quasi 2,1 miliardi di euro, passando dai 12,4 miliardi del 2014 ai quasi 14,5 del 2021.
A crescere sono praticamente tutte le forme di reddito (tranne quella dell’imprenditore in contabilità semplificata e da lavoro autonomo dovuto al calo di partite Iva), come si vede nella tabella: il reddito da lavoro dipendente passa complessivamente da 7,1 miliardi di euro nel 2014 a quasi 8,6 miliardi, quello da pensione da 3,4 a quasi 4,1 miliardi (va tenuto presente, evidenzia la Cgil, «il ricambio della popolazione anziana con pensioni basse, sostituita da pensionati a reddito da pensione medio alto»).
I valori pro capite
La parte di tabella sui valori medi pro capite rappresenta, secondo il sindacato, «la cartina di tornasole del tessuto socio-economico dei contribuenti della provincia di Treviso». Il reddito medio dei lavoratori dipendenti cresce in otto anni di 1.415 euro, passando da 21.364 euro l’anno a 22.779, mentre quello da pensione aumenta in maniera più significativa, di 2.569 euro, passando da 15.817 a 18.386 euro in otto anni.

Un mercatino della frutta
(ansa)Sul lavoro autonomo si assiste a un drastico effetto selezione: le partite Iva calano in maniera drastica, ma quelle che restano sul mercato concentrano una ricchezza superiore, con un reddito medio che schizza dai 40.064 euro del 2014 ai 65.795 del 2021: è «in assoluto la categoria che ha migliorato di più la condizione economica – sottolinea la Cgil – insieme a quelle che l’hanno consolidata, come i dichiaranti del reddito oltre i 120 mila, con un aumento medio di 12.100 euro.
Una media sbilanciatissima, in cui il famoso pollo di Trilussa finisce quasi tutto sul piatto dei più ricchi, mentre alle fasce medio basse rimangono le ossa: il reddito medio pro capite per chi guadagna da 10 a 15 mila euro l’anno è cresciuto di soli 22 euro in otto anni, di 397 euro per chi è in fascia 15-26 mila euro, ancora briciole per la consistentissima classe media che guadagna dai 26 ai 55 mila euro l’anno, con un aumento pro capite dal 2014 di soli 29 euro.
«Solo per le fasce ad alto reddito l’impatto dell’inflazione è ininfluente», sottolinea la Cgil.
L’inflazione
Proprio l’inflazione rappresenta il tasto dolentissimo: se nei primi sette anni di questo confronto ha registrato valori bassi, non incidendo in modo consistente nei salari, negli ultimi due «abbiamo assistito a un aumento di 14 punti percentuali», evidenzia lo studio. Lavoratori dipendenti e pensionati sono i contribuenti che subiscono maggiormente il contraccolpo dell’inflazione, impoverendosi: per i lavoratori la perdita media del potere d’acquisto supera i 3.200 euro, in pratica due stipendi, mentre per i pensionati la perdita supera gli 850 euro.
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