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Il commissario Elviretti nominato nuovo presidente Anps a Nettuno

L’ex capo delle Volanti della Questura, in servizio a Treviso dal 1979 al 1998, ha dedicato la nuova carica ai quattro poliziotti morti in servizio nel 1997

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Francesco Elviretti, presidente Anps di Nettuno 

Qualche giorno fa, all’interno dell’Istituto per Ispettori, è stato rinnovato il consiglio della sezione dell’Anps, Associazione Nazionale Polizia di Stato, con l’elezione di Francesco Elviretti, già commissario di polizia, a presidente della sezione di Nettuno.

«Sono onorato di ricoprire questa prestigiosa carica», le prime parole del nuovo presidente che ha lavorato alla Questura di Treviso dal 1979 al 1998, concludendo con l’incarico di dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, capo delle Volanti.

È proprio durante questo incarico che, nella fredda notte del 25 gennaio 1997, nel corso di un’operazione di polizia, persero la vita Massimo Paccagnna, Fanio Soligo, Luca Scapinello e Andrea Murer, appartenenti a quell’ufficio operativo.

È proprio nel ricordo di quel terribile episodio che il presidente Elviretti ha voluto dedicare questa nomina ai suoi quattro sfortunati ragazzi, inviando un abbraccio affettuoso alle loro compagne, con le quali tuttora mantiene uno stretto contatto. «Desidero inoltre - ha ricordato Elviretti - estendere la dedica all’agente di polizia Renato Bacchin, componente della Divisione Anticrimine della Questura, scomparso tragicamente oltre 40 anni fa.

Lo scorso anno Francesco Elviretti organizzò un incontro in città, proprio nel ricordo dei quattro ragazzi della sua squadra, scomparsi il 25 gennaio 1997. Quella notte, una Volante condotta dall'agente Luca Scapinello, 30 anni, con a bordo l'ispettore capo Massimo Paccagnan, 32 anni, il capo pattuglia Fanio Soligo di 37 e l'agente Andrea Murer, 32, fu chiamata a dar man forte a dei colleghi impegnati a sedare una rissa in un pub di Ponte della Priula. Nei pressi delle Castrette, di fronte alla concessionaria Mattarollo, la loro Alfetta in sorpasso finì contro un auto che stava svoltando a sinistra, e poi finì la sua corsa contro un platano. I quattro agenti morirono sul colpo.

I ricordi sono, purtroppo, indelebili: «Sì - ebbe modo più tardi di ammettere Elviretti - ho vissuto un incubo: un incubo che non ho potuto sempre condividere con altri. Spesso sono rimasto da solo». Lui, e i familiari delle vittime. A chiedersi perché accadono simili tragedie: «Perché, anche se il poliziotto è critico, i sei mesi di formazione della scuola ti instillano un grande senso del dovere. Che scatta ogniqualvolta c'è un intervento da fare. Sono salito molte anch'io sulle Volanti – disse Elviretti – . Quando c'è la richiesta d'intervento, l'autista scatta a tutta velocità, fosse anche solo per andare a bloccare una persona per un piccolo furto. E tu, a fianco, non dici nulla, perché ti sembra normale così. Non è retorica: ma prima di tutto, in quei momenti, viene il servizio». Francesco Elviretti a Treviso lo ricordano bene tutti. Non è stato solo un capo delle Volanti, ma ha dimostrato d’essere, in servizio e fuori, un uomo di grande umanità, sensibilità, intelligenza.

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