Per un “pezzo” della Monti offerta da 1,3 milioni di euro con 140 esuberi
Il curatore spera in un rilancio dell’azienda di Varago: il solo magazzino vale circa un milione. Salverebbero il posto solo 16 tra creativi e quadri
Matteo Marcon
La sede della Tessitura a Varago di Maserada
Ora è ufficiale: sul tavolo del curatore della Tessitura Monti c’è un’offerta per l’acquisizione di un ramo d’azienda che mette sul piatto 1,3 milioni di euro. Per lo storico marchio tessile trevigiano, pur a fronte di un totale ridimensionamento, ci sono finalmente concrete possibilità di garantire la continuità aziendale. A renderlo noto è lo stesso commercialista milanese Fabio Pettinato che, partendo da questa prima offerta datata 19 maggio 2023, ha scelto di rivolgersi al mercato invitando pubblicamente eventuali concorrenti a presentare offerte migliorative.
Il valore
Per usare una metafora calcistica, siamo ben oltre l’ultimo minuto dei tempi supplementari, in pieno recupero, ma è una partita ancora da giocare. C’è tempo fino alle 12 del 19 giugno prossimo per presentare offerte migliorative. Parlare di vittoria, dal punto di vista dei lavoratori e dei sindacati, sarà comunque impossibile.
Il nuovo acquirente, infatti, punta a rilevare l’azienda mantenendo solo 16 dei contratti in essere, andando a ridimensionare in maniera più che sostanziale l’attuale forza lavoro che conta quasi 160 dipendenti.
In quel milione e trecento mila euro offerti, gran parte del valore economico è legato all’acquisizione di beni materiali. Le rimanenze di magazzino valgono da sole un milione di euro. Tutto il resto, compresi i macchinari e gli automezzi, le certificazioni e i marchi, l’archivio storico e gli ordini ancora in corso, vale meno di un terzo.
Gli esuberi
A fronte degli oltre 140 esuberi previsti oggi sul fronte sindacale c’è davvero ben poco da gioire. Non più tardi del febbraio scorso il piano industriale presentato da un fantomatico acquirente svizzero (di cui nessuno ha mai fatto il nome) con “soli” – si fa per dire – 90 licenziamenti aveva già fatto sobbalzare Cgil, Cisl e Uil. In quell’occasione la cura dimagrante era stata dichiarata «impensabile».
La corsa contro il tempo e la sopraggiunta liquidazione giudiziale della società non ha certo giocato a favore dei livelli occupazionali. Chi pagherà il conto? Gli operai.
I nuovi acquirenti puntano infatti a salvare solo tre lavoratori dell’area manager, il direttore finanziario, quattro lavoratori del reparto creativo, due impiegati amministrativi, quattro dipendenti del settore back office, un responsabile di produzione e un responsabile di laboratorio. Per tutti gli altri, come già annunciato proprio dai sindacati tre settimane fa, si apre ora la prospettiva degli ammortizzatori sociali assieme alla trafila dei centri per l’impiego e delle cosiddette “politiche attive del lavoro”, nella speranza di un ricollocamento in tempi brevi.
I nomi
Ma a chi toccherà prendere in carico l’eredità della Tessitura Monti dopo oltre un decennio di pesante crisi? L’acquirente rimane top secret. Ma di nomi in questi anni ne sono circolati parecchi: uno tra i più gettonati è sicuramente quello del fondo svizzero Hurleys del manager Guido Scalfi.
Una manifestazione d’interesse risulta essere stata presentata a suo tempo anche da Canclini Tessile, con sede in provincia di Como. Ultimamente è spuntato anche il nome del Replace Group del manager Lorenzo Piovanello, realtà con sede a Monza, attiva nel settore della moda sostenibile. La prossima settimana è in programma una nuova riunione del tavolo di crisi tra l’azienda, i sindacati e la Regione, appuntamento al 6 giugno, ore 14.
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