Nella legnaia 300 chili di marijuana, condannato agricoltore
Quattro anni e cinque mesi per Antonio Resera, 65 anni, di San Pietro di Feletto, coinvolto in un traffico internazionale
federico cipolla
Il tribunale di Treviso, dove si è svolto il processo
Nella sua casetta di legno ad Arfanta erano stati trovati 300 chili di marijuana. Ora a sei anni di distanza, Antonio Resera, 65 anni di San Pietro di Feletto, è stato condannato a 4 anni, cinque mesi e dieci giorni. Il pensionato si era trovato al centro di un traffico internazionale di droga, gestito da un gruppo italo-albanese, che non ha avuto remore ad uccidere con tre colpi di pistola chi quella droga l’aveva portata nella legnaia, Metaj Besnik.
L’avvocato di Resera, Alessandra Nava, aveva chiesto la riqualificazione del reato in favoreggiamento, e non detenzione ai fini dello spaccia, aggravato dall’ingente quantità. Una tesi che però non ha convinto il gip Piera De Stefani che in rito abbreviato ha pronunciato la condanna di Resera, ritenendo che l’uomo avesse comunque un rapporto con Besnik e fosse a conoscenza dei traffici di droga dell’albanese.
Il caso nasce il 10 febbraio del 2017 quando gli uomini della squadra mobile di Treviso sequestrano 300 chili di marijuana stoccati in una casetta di legno in un bosco ad Arfanta. Il blitz della polizia avviene in gran segreto, per studiare le eventuali mosse dei trafficanti. Besnik, che custodiva quella grande quantità di droga, in concorso con Antonio Resera, proprietario della casetta dov’era stoccata, quando scopre che la marijuana è sparita, si convince di essere stato derubato. Per continuare il suo traffico di droga, dopo una perdita così ingente, non può fare altro che cercare di recuperare dei vecchi crediti da trafficanti ai quali aveva di recente ceduto ingenti quantitativi di droga. Tra questi c’è Edmond Como a cui chiede gli “arretrati”. Ma è questa la sua condanna a morte.
Como, uomo di fiducia di una cosca della ’ndrangheta con cui conclude affari di droga, aiutato da Arjan Drekaj, studia un piano per fare fuori Besnik. Si procura schede telefoniche da utilizzare con il suo complice, solo fino al giorno del delitto. Manda Drekaj a Vittorio Veneto per effettuare sopralluoghi dove Benisk vive con la compagna. Poi, il 5 febbraio 2017, Como prende un appuntamento con Besnik con la scusa di portarlo in Lombardia e saldare il debito. Dai tabulati telefonici, gli investigatori riescono a ricostruire il percorso in autostrada della vittima fino alla provincia di Brescia dove il cellulare di Besnik aggancia l’ultima cella prima della sua scomparsa. Poi il nulla. È probabilmente quel giorno che si consuma il delitto. Besnik viene freddato con tre colpi di pistola alla testa e poi il suo cadavere viene sotterrato in un bosco ad Eupilio, vicino a Como.
Il corpo verrà trovato il 5 aprile del 2017 da un gruppo scout che sta pulendo il bosco per la giornata ecologica.
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