Treviso, l’estate bollente della sanità pubblica
Raccolta firma della Fp Cgil: «Nel 2022 ben 600 uscite e gli ingressi non compensano». Per le ferie caccia a 1127 turni di lavoro
Una situazione sempre più complessa, con il personale in affanno, dimissioni di medici, infermieri ma anche personale amministrativo e turni di lavoro da coprire e da trovare per garantire le ferie e i permessi. e quella delineata dalla Fp Cgil di Treviso che davanti all’ospedale Ca’ Foncello ha fatto tappa con uno dei tanti banchetti allestiti per la raccolta firme lanciata per chiedere «più risorse e investimenti per il pubblico».

L’appello è alla direzione sanitaria, ma anche alla Regione e al Governo. «Se si vuole garantire un servizio vero ai cittadini, frenando quella che è ormai una corsa alle prestazioni private, non accessibili a tutti, serve un cambio di rotta» ha detto la segretaria della funzione pubblica Cgil del provincia di Treviso Marta Casarin. «Nel 2022 abbiamo avuto 600 dimissioni e un saldo negativo generale del personale sanitario e non che si attesta a circa 15 unità. Numeri che nel 2023 verranno confermati se non peggiorati».

Una realtà contro la quale sta combattendo anche l’azienda sanitaria, ma non riuscendo comunque a vincere e risolvere il problema stante la mancanza di professionisti che partecipano ai concorsi e l’attrazione del privato «che non garantisce sempre maggiori compensi» spiega Casarin, «ma sicuramente migliori condizioni di vita e lavoro». A riprova ancora i numeri: «Per la necessità di garantire le ferie estive e i riposi del personale» ha spiegato Sara Tommasin, Fp Cgil di Treviso, «l’azienda ha chiesto di poter accedere a 300 mila euro del fondo dedicato al personale per finanziare 1127 turni di lavoro durante mesi estivi. Di fatto» ha evidenziato, «il personale deve usare i propri fondi per pagare i propri straordinari o gli straordinari di altri. Un paradosso».
Di qui la richiesta: «Servono investimenti nel pubblico, serve il rinnovo dei contratti, solo così si può garantire che il servizio pubblico sia capace di rispondere alle necessità dell’utenza. Anche la gestione delle liste di attesa non può essere gestita, come avviene, concentrando il personale distogliendolo da altri servizi».
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