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Il sorriso di Stefania si spegne a 42 anni: era in lista d’attesa per un doppio trapianto

Bellotto viveva a Treviso ed è spirata all’ospedale di Padova. Lavorava in un’azienda di trasporti internazionali. Lascia il marito Marco, oste dei Naneti

Andrea Passerini
2 minuti di lettura

Stefania Bellotto, morta a 42 anni, con il marito Marco Renosto

 

Il sopraggiungere di una infezione ha stroncato infine la sua strenua resistenza, l’altra notte dopo le 2. Stefania Bellotto aveva solo 42 anni, ed era in attesa da tempo di un trapianto cuore-polmoni, all’ospedale di Padova.

Piangono la sua morte prematura, da ieri mattina Santa Bona, dove la sua famiglia era conosciutissima, fino alla piazza. La notizia della sua scomparsa ha fatto in un battibaleno il giro della città.

Stefania lavorava da moltissimi anni alla “Savino del Bene”, azienda specializzata in trasporti internazionali; aveva sposato nel 2015 Marco Renosto, uno degli osti più noti della città, contitolare della Vecia Hostaria ai Naneti, un’istituzione. Proveniva da una famiglia appassionata di basket, con il papà Paolo tifoso storico della Benetton ed ora di TvB, presenza fissa al Palaverde da decenni.

Era una donna che sprigionava un’energia e un entusiasmo rari. «Mai sentita lamentarsi», dice chi le è stato vicino, «come amava la vita, lei che sapeva bene quanto fosse preziosa, ne assaporava ogni istante fino in fondo». Amava il mare, l’amicizia, la compagnia, la buona tavola. L’ultima sua gioia la nascita della nipotina Ambra, a dicembre.

E tutto questo nonostante la sua vita non fosse stata facile, sin da quando si era affacciata al mondo e i medici le avevano immediatamente sostenuto la circolazione e la respirazione con un provvidenziale ed eccezionale intervento neonatale.

Aveva studiato all’istituto turistico Mazzotti, e da giovane aveva anche fatto danza, poi l’impiego dopo il diploma. Nel 2015 le nozze con Marco, dopo quasi tre anni di fidanzamento, con una memorabile festa. «Lei e Marco erano una coppia bellissima», dicono gli amici, sconvolti, «sempre insieme, loro e Zeudi, il bulldog francese». Da qualche tempo la coppia viveva a Monigo; in precedenza, dopo le nozze, avevano abitato in via Bertolini.

Adesso sarebbe servito il doppio trapianto di cuore e polmoni, ma Stefania non ha fatto in tempo. Era in lista da anni, ma era complicato reperire il donatore ideale. Le sue condizioni si erano aggravate, ma nemmeno questo aveva intaccato la sua carica interiore. Nelle ultime settimane un altro ricovero – ma non era mancata alla cena per i 40 anni del marito da Cera – poi il quadro clinico ha registrato un peggioramento: mercoledì Marco era stato a Padova, rientrando in serata a Treviso. Nel cuore della notte la situazione è precipitata, con marito e familiari accorsi al capezzale. Stefania era già spirata, poco dopo le 2.

Lascia il papà Paolo, la mamma Maria, il fratello Fabio, la cognata Anna Francesca e la nipote Ambra, i cognati Andrea e Federica, i tantissimi amici. I funerali si terranno la prossima settimana, forse già lunedì, nella chiesa di Santa Bona.

Giovedì 25 maggio l’Hostaria ai Naneti ha abbassato le serrande, in segno di lutto, poi è rimasta chiusa. Sabato non sarà invece annullato il festival delle bolle col fondo, la rassegna Colfondo Agricolo, organizzata dalle 16 alle 23 in piazza Indipendenza proprio dai Naneti e dal consorzio dei produttori. Marco ha voluto così, interpretando anche il desiderio di Stefania. La vita, gli amici, il piacere dell’amicizia. Sempre, fino all’ultimo.

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