Sport per i diritti umani, i premi dell’associazione Sport4Society di Montebelluna
Il presidente Luca Musumeci, assieme ad Amnesty International, ha consegnato i riconoscimenti al calciatore inglese Gary Lineker e alla calciatrice palestinese Natali Shaheen
Valentina Calzavara
La premiazione a Roma
Il trevigiano Luca Musumeci, presidente dell’associazione Sport4Society di Montebelluna, ha premiato mercoledì 24 maggio a Roma il calciatore inglese Gary Lineker, ora commentatore sportivo, che era stato sospeso dalla BBC per un suo tweet critico sulla politica del governo inglese verso i migranti.
Premiata insieme a Lineker anche la calciatrice palestinese Natali Shaheen, classe 1994, che da diversi anni si è stabilita in Sardegna, dove gioca nella squadra Athena Sassari di Calcio a 5.
I due riconoscimenti, che costituiscono il Premio Amnesty Italia e Sport4Society allo Sport per i Diritti Umani, sono stati consegnati durante una partecipata cerimonia nella sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana a cui ha preso parte anche l'ex calciatore e dirigente del Milan, Zvonimir Boban.
«Sono felice e orgoglioso di questa quinta edizione del premio che punta ad accendere una luce a favore dei diritti umani attraverso i gesti e le testimonianze virtuosi, provenienti dal mondo sportivo. Tutto questo incarna lo spirito della nostra associazione, impegnata a valorizzare quello che lo sport può fare di buono per la società e a stimolare la responsabilità etica all’interno delle società sportive e delle nostre comunità» sottolinea il presidente Musumeci.
Azioni che l’associazione Sport4Society continua a portare avanti nel contesto locale, tra le associazioni sportive della Marca Trevigiana, creando occasioni di incontro e confronto sui temi della partecipazione, dell’inclusione e del rispetto.
«Ci sono valori irrinunciabili che devono entrare a far parte di un codice etico capace di coinvolgere tutte le parti: i giocatori, gli allenatori, il pubblico, i mass media» aggiunge Musumeci. Al suo fianco per la premiazione, Ileana Bello, direttrice generale di Amnesty International Italia: «Siamo qui per promuovere la cultura dei diritti umani e per porre invece attenzione alla pericolosa pratica dello sportwashing, usata dai governi che sfruttano lo sport per rendere “pulita” la propria immagine».
Non è mancato il sostegno ai vincitori da parte di Zvonimir Boban: «Mi complimento con Natali e Gary, con quest’ultimo siamo fratelli di campo e di valori. Questo premio è andato nelle mani giuste».
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