In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Corsa alla casa sul fiume. «Stop cemento lungo il Sile, solo restauri»

Il fiume è il nuovo filone d’oro dell’immobiliare. L’ente parco: «Aggiornare il piano ambientale». Il Pd: «Rischio idraulico»

Matteo Marcon
Aggiornato alle 2 minuti di lettura
Un render dei Mulini Mandelli, uno dei più importanti piani immobiliari lungo il corso del Sile 

Forse non è una coincidenza che proprio mentre l’asse del Sile inizia a rappresentare un elemento di attrazione per il settore immobiliare, con investimenti milionari che lambiscono le sponde del fiume, l’ente parco stia per avviare una revisione del proprio piano ambientale, strumento di pianificazione urbanistica che stabilisce importanti vincoli di tutela.

«Si tratta di un documento che ha ormai più di vent’anni» spiega il presidente del Parco Regionale del Fiume Sile, Arturo Pizzolon «e per questo abbiamo deciso di aggiornarlo. Il nostro ente con questo piano pone vicoli urbanistici di ordine superiore a quelli dei singoli comuni coinvolti. L’aggiornamento del piano non sarà comunque finalizzato ad aumentare le volumetrie edificabili all’interno del Parco».

Volumetrie già previste

Mentre dunque il privato spinge per realizzare nuove lottizzazioni a due passi dal fiume, dall’altra sono molteplici i livelli istituzionali chiamati a regolare questi investimenti.

Ma proprio in virtù del fatto che il piano ambientale è rimasto lo stesso per due decadi, sottolinea il presidente Pizzolon, nessuna cubatura in più, ad oggi, è stata concessa (né lo sarà in futuro).

Il caso di Ca’ delle Alzaie sembrerebbe suggerire il contrario: «Negli ultimi vent’anni» ribadisce il presidente del Parco «il potenziale edificatorio delle nostre aree di competenza non è mai variato. Ci sono stati progetti (come appunto quello dello studio Boeri a Fiera ndr) che hanno potuto sfruttare le volumetrie già previste dal comune operando su aree già completamente urbanizzate».

I prossimi progetti

Accadrà lo stesso con l’area di Silea Legnami e i silos Pagnan a Silea?

«Quella è un’altra partita» risponde Pizzolon «in quel caso i privati hanno presentato al comune una proposta. Il nostro piano su quelle aree ha precise schede di indirizzo, non prevede la possibilità di realizzare interventi residenziali, prevede sì la possibilità di ricollocare le attività produttive, ma per una riconversione con funzioni ricreative e turistiche».

Le eccezioni

In quali casi si può costruire all’interno delle zone del parco? «È concesso, ad esempio agli imprenditori agricoli, con un procedimento controllato dall’Avepa, di sistemare eventuali immobili funzionali all’attività. Ma c’è soprattutto, in prospettiva, il tema del cambio di destinazione di volumetrie oggi destinate ad attività produttive. Di fabbriche e capannoni, che risalgono agli anni ‘60 o ‘70, frutto di un’altra mentalità, ce ne sono parecchie: un’idea potrebbe essere quella di trasformarle in unità abitative, ma limitando al massimo le volumetrie e l’impatto antropico».

«Cambiare rotta»

La partita della programmazione, insomma, è appena iniziata. E c’è chi pone l’accento sulla necessità di cambiare completamente rotta: «Anche le operazioni di riuso edilizio, che sono spesso buone operazioni, devono considerare il cambio di scenario dovuto al cambio del clima» commenta il responsabile ambiente del Pd Veneto, Matteo Favero, «Considerare oggi il Sile come la nuova miniera d’oro del mercato immobiliare, e agevolare queste operazioni, mentre nella regione a noi confinante c’è chi muore per effetto di eventi atmosferici fuori dall’ordinario, significa non aver minimamente compreso l’impatto della crisi climatica in atto. Le aree lungo il Sile sono quasi tutte considerate a rischio idraulico e il nostro è un territorio fragile, non siamo immuni da rischi di eventi atmosferici gravi. Lo scenario è cambiato, non si può gestire il territorio con la mentalità di 50 anni fa, prima le fabbriche ora villette e palazzoni».

I commenti dei lettori