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Scuola, a Treviso genitori in rivolta contro la mensa: «Porzioni micro e piatti serviti freddi»

Carne fantasma nello spezzatino, pollo crudo e sprechi. I racconti nelle chat delle mamme: «I figli tornano a casa digiuni»

Lorenza Raffaello
2 minuti di lettura
I genitori a Treviso protestano contro la mensa 

Pasti scarsi e immangiabili. Secondo le famiglie, il cibo somministrato nelle mense scolastiche delle scuole elementari e medie che fanno il rientro risulta essere spesso freddo, le porzioni scarse e gli abbinamenti, seppur nutrizionalmente corretti, assolutamente lontani dai gusti dei ragazzi. Le conseguenze? I bambini non mangiano o non lo fanno a sufficienza e quantità enormi di cibo sprecate. E le mamme esasperate protestano, soprattutto all’indomani della richiesta da parte delle ditte appaltatrici di formalizzare la nuova iscrizione per l’anno scolastico 2023/24.

La polemica

La polemica è montata nelle chat delle mamme: è bastato il messaggio di una di loro a scatenare decine e decine di messaggi, tutti a testimonianza di quello che accade nell’ora di pranzo nelle scuole: «Il più delle volte i piatti serviti non sono nemmeno tiepidi. I bambini consumano zuppe, paste, carni, freddi anche d’inverno» racconta Anna, mamma di un bambino che frequenta una scuola primaria della città.

«E poi le porzioni sono scarse, e non tengono conto delle diverse fisicità, peso, età e appetito dei bambini. Un bambino di 5 anni ha fabbisogni nutritivi diversi rispetto a uno di 10 anni. E poi è stata abolita la possibilità di avere il bis, così chi mangerebbe ancora, rimane con la fame» racconta un’altra signora.

Lo spreco di cibo

Un altro tema su cui le mamme non intendono più transigere è lo spreco di cibo. Spesso gli abbinamenti proposti dal menù scolastico sono distanti dal gradimento dei bambini. In alcune scuole è possibile opzionare il pasto in bianco, ma non in tutte.

Nella scuola primaria Ciardi di Treviso, per esempio, non è più così: «Ad anno scolastico già avviato, è stata sospesa l’erogazione del primo piatto nella versione “in bianco” e viene imposta la distribuzione del primo piatto già condito con la salsa del giorno, senza possibile alternativa. Chi non gradisce resta a guardare, in attesa del secondo con contorno» racconta un’altra mamma.

E così succede che anche i più intraprendenti e avvezzi all’assaggio, non riescano a terminare il loro piatto e aumenti la quantità di cibo che a fine pranzo viene buttato. «Sono 4.20 euro a pasto: com’è possibile non riuscire ad avere un pasto decente, quando i bambini si accontentano di una pasta al pomodoro se è buona».

Interviene Elisabetta, mamma di un bimbo che frequenta la primaria di Ponzano, «Mi chiedo quanto cibo venga sprecato, perché i bambini tornano a casa sempre famelici e il problema della mensa invece che migliorare peggiora. L’Ulss invia un menù, chiede alle scuole il progetto di merenda sana ma non si preoccupa che chi fornisce questo servizio lo faccia in modo salutare. Non si può offrire dello spezzatino e non trovare un pezzo di carne o preparare del pollo e servirlo ancora rosa al suo interno».

I problemi li hanno anche i bambini che, pur non avendo delle patologie particolari scelgono per motivi personali, un menù vegetariano: «Mia figlia è vegetariana, ma il menu diversificato è disponibile solo se certificato dal medico per allergie e intolleranze o per motivi religiosi» racconta Valentina. «La mia bambina aspetta educata e digiuna seduta al suo posto finché i compagni non finiscono di mangiare, non capisco perché non si possa portare il pranzo da casa». La polemica delle mamme nasce all’indomani della comunicazione alle famiglie da parte delle ditte appaltatrici, arrivata il 30 marzo, con la richiesta di formalizzare l’iscrizione al servizio mensa per il prossimo anno.

La beffa

In tanti vorrebbero disdire, ma ad oggi è vietato portare cibo da casa: «Tra i genitori si è parlato di corpi estranei nei piatti, carenza delle più basilari accortezze igieniche e qualità quantomeno discutibile» aggiunge Eleonora, mamma di due bambini di una scuola primaria della città, «i miei figli saltano direttamente il pasto e arrivano a casa spossati. Quando ho dato loro un panino per sopperire al digiuno, le insegnanti hanno impedito che venisse consumato, perché mangiare cibi da casa è vietato». 

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