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Investì e uccise un profugo in monopattino: camionista di Treviso va ai lavori sociali

Nell’incidente avvenuto un anno fa sul Terraglio ci fu un concorso di colpe. L’autista ha chiesto la “messa alla prova” per evitare processo e condanna

Marco Filippi
1 minuto di lettura

Investì e uccise col camion sul Terraglio un profugo pakistano della caserma Serena che viaggiava su un monopattino. Ma non sarà processato.

Il camionista, Emanuele B., 56 anni di Casale sul Sile, accusato di omicidio stradale, in virtù del concorso di colpe con la vittima, è riuscito a ottenere la Messa alla prova, l’istituto che permette a chi commette reati meno gravi di estinguerli con lavori socialmente utili.

Il fatto è emerso nel corso di un’udienza davanti al giudice Marco Biagetti. L’ammissione alla Messa alla prova prevede la presentazione di un programma che passerà poi al vaglio del giudice per l’approvazione. Per questo motivo l’udienza è stata rinviata al 4 luglio.

Il grave incidente avvenne un anno fa.

Erano circa le 15 del 24 marzo del 2022. Siamo all’incrocio tra il Terraglio e via del Mozzato. Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine, il camion proveniva da Preganziol. Arrivato al semaforo, l’autista del mezzo ha atteso la luce verde per ripartire e girare alla sua destra. In quel momento, dalla stessa direzione arrivava l’immigrato con il monopattino, che fu prima investito e poi trascinato sotto le ruote dell’autocarro.

Non appena si accorse del fatto, il camionista bloccò il mezzo, prestando i primi soccorsi e allertando la centrale operativa del 118.

Dal vicino ospedale Ca’ Foncello partì un’ambulanza che sopraggiunse nel luogo dell’incidente, nei pressi del bar- gelateria “Al tempo perso”. La situazione apparve subito molto grave. Il pakistano aveva perso sangue dalla testa e non era cosciente. Dopo essere stato stabilizzato in barella, il ferito fu trasportato in ambulanza al vicino pronto soccorso.

Le condizioni dell’immigrato, richiedente asilo, giunto alcuni mesi prima alla caserma “Serena” di Dosson, erano comunque disperate. Dopo un paio d’ore dall’arrivo al pronto soccorso, morì a causa della gravi ferite riportata alla testa.

La famiglia di Saleem, composta dai soli fratelli, non si è costituita parte civile e sta seguendo l’iter risarcitorio tramite Giesse Risarcimento Danni.

«Il giovane, come ha sottolineato l’ingegner Mario Piacenti, consulente tecnico del pubblico ministero - spiega Alain Menel di Giesse - era in una posizione “avvistabile” ma il camionista svoltò subito a destra senza ispezionare la strada tramite lo specchietto retrovisore».

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