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Concussione e peculato, l’ex comandante dei forestali di Volpago patteggia

Uso del cellulare di servizio, assenze ingiustificate, fatture gonfiate: per Tiziano Padovan concordata una pena di 23 mesi e risarcimento di 20 mila euro all’Arma per danno d’immagine

Marco Filippi
2 minuti di lettura

L'ex comandante dei forestali Tiziano Padovan

 

L’ex comandante della stazione del Corpo forestale e del nucleo cinofilo di Volpago, Tiziano Padovan, 65 anni di Crespano, ha patteggiato un anno, undici mesi e 28 giorni di reclusione per un serie di reati che vanno dalla concussione al peculato, dal falso ideologico all’abuso d’ufficio passando per la ricettazione. Rimanendo sotto la soglia dei due anni, l’ex carabiniere forestale (difeso dall’avvocato Giorgio Lovadina) è riuscito a ottenere la sospensione della pena e la non menzione.

Per i reati più datati nel tempo il giudice del collegio Umberto Donà (a latere Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brusegan) ha pronunciato la sentenza di non doversi procedere per prescrizione. La procura ha concesso il patteggiamento dopo che Padovan ha risarcito di 20.000 euro l’Arma dei carabinieri per danno d’immagine.

Per gli altri co-imputati Massimo Boaro, 56 anni, legale rappresentante della Max Ornithology di Loria, Luciano Criconia, 69 anni, commerciante di Noale, e Radames Visentin, 56 anni di Pederobba, autista di un’azienda di calcestruzzi, il processo prosegue.

L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Anna Andreatta, s’incentrò sulla figura e sul ruolo di Padovan. Il telefono di servizio usato per scopi privati, il personale del comando incaricato di svolgere mansioni che nulla avevano a che fare con il servizio e, poi, l’emissione di fatture gonfiate per forniture al Corpo forestale in concorso con un imprenditore erano alcune delle accuse a suo carico. Inoltre, in appena un mese e mezzo di pedinamenti da parte dei carabinieri del comando provinciale, Padovan era accusato di aver messo insieme 23 assenze ingiustificate dal suo ufficio dove avrebbe attestato falsamente di essere. Per questo doveva rispondere anche del reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Uno degli imprenditori è Massimo Boaro, proprietario della Max Ornitology, che Padovan “abusando delle funzioni, del potere e del controllo esercitati” avrebbe indotto nel 2012, a versargli 2500 euro per una cena di rappresentanza e, nel 2014, a emettere una falsa fattura da 4500 euro per giustificare l’acquisto di materiali mai consegnati.

Il documento sarebbe servito a giustificare la presenza in magazzino di beni che invece erano stati forniti da un’altra ditta, non abilitata a negoziare con lo Stato, e cioè quella di Luciano Criconia, commerciante di abiti militari di Noale. Padovan assieme a Boaro era accusato anche di truffa aggravata per un’altra fattura di 6.000 euro a fronte di una fornitura di appena 1500 euro.

Per l’ex comandante la lista delle contestazioni era anche più lunga, dal peculato per aver venduto, al prezzo di 25 euro, sacchi di mangime per cani in uso all’unità cinofila a Radames Visentin, 54enne di Pederobba autista di una ditta di calcestruzzi, e ad un altro cittadino di Trevignano.

Erano stati invece prosciolti, assieme a Padovan, dall’accusa di peculato, i responsabili dell’ex vivaio forestale della Regione di Crespano accusati di avergli dato delle piantine dell’ex vivaio, tra le quali carpini, frassini, noci e aceri, per poi dispensarli a terzi come regalie. In realtà, si trattava di piantine senza alcun valore e che non sarebbero state utilizzate. 

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