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A Treviso la storia di Graziella: «Mio figlio ucciso dalla mafia a 11 anni»

Giovedì 30 marzo il liceo Da Vinci ospiterà la palermitana Graziella Accetta, mamma di Claudio Domino, che parlerà agli studenti

Mattia Toffoletto
Aggiornato alle 1 minuto di lettura
Graziella Accetta, mamma di Claudio Domino ucciso dalla mafia 

La testimonianza per non dimenticare, la lotta alla mafia che passa attraverso le nuove generazioni. Giovedì 30 marzo, dalle 10.30 alle 13, l’aula magna del liceo Da Vinci - 10 classi, circa 200 studenti - ospiterà la palermitana Graziella Accetta, mamma di Claudio Domino, ucciso dalla mafia nel 1986 ad appena 11 anni.

Una vittima innocente, una tragedia ancora senza colpevoli. La donna parlerà agli studenti, affiancata dal comandante provinciale dei carabinieri di Treviso, Massimo Ribaudo. Racconterà il dramma che ha sconvolto per sempre la sua esistenza. Racconterà che la mafia colpisce anche i bambini. Accetta frequenta da anni le scuole di tutta Italia, il suo racconto per educare e stimolare la riflessione.

La storia

La donna gestiva una cartoleria in via Fattori a Palermo. La sera del 7 ottobre 1986 Claudio passò in negozio per riferirle che sarebbe tornato a casa con un amichetto. Prima di arrivare a destinazione, fu fermato però da una Kawasaki: qualcuno lo chiamò per nome, subito dopo il rumore assordante di uno sparo. Un proiettile solo, in mezzo agli occhi. Una fine atroce. E ancora oggi non è dato sapere perché qualcuno sparò a Claudio. Perché fu commessa quella “barbarie”, citando il sostantivo associato al delitto dal boss mafioso Giovanni Bontade durante il maxi-processo di Palermo.

La ricerca della verità

Graziella e il marito Ninni cercano la verità da oltre 36 anni, confidano che la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro possa fornire le risposte inseguite da troppo tempo.

«Una mamma di Palermo, una città che la mafia l’ha toccata col sangue di tante vittime, e un colonnello originario di Catania che parlano ai ragazzi, per far capire che è importante non voltarsi dall’altra parte», le parole del liceo Da Vinci nel presentare l’incontro. Il comandante Ribaudo ha ricoperto incarichi di primo piano in territori lacerati dalla criminalità organizzata: farà riflettere gli studenti sulle nuove mafie, sui pericoli di espansione e diffusione.

Il percorso

L’iniziativa rientra nei percorsi di “educazione alla legalità” intrapresi dalla scuola, una lezione di educazione civica che gli studenti terranno stretta nel cuore e nella mente.

Il preside Mario Dalle Carbonare: «La proposta l’ha fatta un genitore al coordinatore di classe, ci siamo subito mossi per organizzare l’evento. La “giornata della legalità” cadeva per tutti lo scorso 21 marzo, ma cambia poco collocarla in altra data: a contare è la riflessione. Sulla legalità promuoviamo da anni incontri con esperti e forze dell’ordine, ma è la prima volta che ci confronteremo con una testimonianza di questo spessore». 

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