Messaggio all’ex: «So come sei vestita, ti uccido prima che arrivi la polizia»
Sabato 25 marzo notte nuove minacce alla barista di zona stadio: «Ho denunciato, ma non cambia nulla, mi vuole ammazzare»
Lorenza Raffaello
«So come sei vestita, ti vedo, e prima che intervenga la polizia, io ti ammazzo». Questo è il messaggio che è arrivato sabato scorso 25 marzo, sul telefono di Laura (nome di fantasia), una barista trentaduenne di origine romena, mentre si trovava a casa nei pressi dello stadio Tenni con la sua figlioletta di 5 anni.
È l’ultima intimidazione ricevuta dalla donna dal suo ex fidanzato, un ex poliziotto romeno conosciuto su Facebook, dopo l’auto bruciata e la custodia di un pugnale in un sacco pieno di vestitini della sua bambina.
Un calvario infinito
Un calvario che dura da più di un anno e l’angoscia costante di venire uccisa. Sabato sera, Laura era uscita sul terrazzo per pochi minuti, il tempo che il suo stalker la vedesse da lontano e la contattasse.
Il cuore comincia a battere forte, Laura si sente in trappola, prende la sua bambina e si rifugia da sua sorella. Chiama la polizia, denuncia l’ennesimo atto di violenza, l’ennesima minaccia. Ma lui è ancora libero e, probabilmente, la sta ancora guardando.
«Sabato sera è venuto sotto casa mia, mi ha descritto come ero vestita. Mi ha anche detto che mi avrebbe ammazzata prima di un possibile intervento della polizia. Mi sono spaventata, ho preso la mia bambina e sono scappata da mia sorella- racconta Laura ancora terrorizzata, con la voce ansimante - questa storia continua da più di un anno e non so come facciano a non rintracciarlo. Io sono dovuta andare via, lasciare la mia casa, ho dovuto spostare la mia bambina e sono costretta a farmi accompagnare dappertutto, all’asilo, a fare la spesa. Che vita è questa? Possibile che non riescano a prenderlo?».
«Sa dove vivo»
«Lui sa dove vive mia sorella e ho paura anche qua. Mi chiama con numero privato oppure usa diversi numeri, mi perseguita. Lui è ancora in libertà e ha detto che finché lo sarà mi perseguiterà e che si farà prendere solo quando mi avrà ammazzato».
Laura, che vive in Italia da dieci anni, ha cominciato a denunciare il suo ex più di un anno fa, quando aveva messo fine alla loro breve relazione.
L’uomo era diventato troppo possessivo e lei, dopo aver scoperto le sue bugie e una seconda vita poco raccomandabile in Romania, gli aveva comunicato che avrebbe voluto dedicarsi unicamente alla sua bimba.
Da quel momento è cambiato e le minacce si sono moltiplicate: ora arrivano ogni due, massimo tre giorni, nonostante le svariate segnalazioni alla questura e il coinvolgimento di un avvocato. Lo stalker continua imperterrito, fino all’escalation più recente: lo scorso 15 febbraio la sua Citroen C3 è stata data completamente alle fiamme e, 10 giorni più tardi, Laura ha ritrovato una custodia di un pugnale in un sacco contenenti i vestitini della figlia.
Nessun provvedimento
Ogni azione è stata preannunciata da un messaggio delirante su Whatsapp o su Facebook ed è stata seguita dalla denuncia alle forze dell’ordine. Eppure, il sospettato, che parrebbe l’unico colpevole, continua a girare a piede libero in città e senza nessun divieto di avvicinamento alla vittima, forse perché si pensava fosse già lontano.
Il tutto, indipendentemente dalle accusa di stalking mosse dalla donna e dall’arresto, avvenuto l’8 marzo del 2022, quando le era piombato in casa minacciandola con un coltello. Per far calmare le acque, Laura aveva deciso anche di andare per qualche mese in Romania, ma al suo ritorno ha trovato l’uomo all’interno del suo garage. Da allora, ogni giorno, Laura si sveglia con il timore di essere uccisa o che possa capitare qualcosa alla sua bambina.
«Non è amore»
«Ci siamo conosciuti su Facebook e avevamo parlato più di un anno prima di incontrarci, sembrava una persona a posto, ma quando dopo pochi mesi di frequentazione gli ho detto che volevo dedicarmi alla mia bambina, lui è andato fuori di testa. Continua a ripetermi di essere innamorato, ma questo non è amore, è pazzia» ribadisce Laura, terrorizzata.
«È da un anno che mi arrivano minacce ogni due-tre giorni. Ho cambiato numero, ma lui mi scrive e mi contatta ovunque. Sto rinunciando a tutto, sono dovuta rimanere anche a casa dal lavoro. Ma non è facile e non è giusto. Dovrei cercarmi un’altra casa, ma qui a Treviso non se ne trovano. La polizia non fa niente e io ho paura per la mia vita».
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