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In processione per la pioggia. E sui pellegrini arriva il diluvio

«La Madonna di Val ha fatto il miracolo»: un’ottantina di fedeli a Rugolo di Sarmede con l’ombrello fino al santuario. Cattolici insieme agli ortodossi. Poi torna il sole

Francesco Dal Mas
2 minuti di lettura

La processione davanti al santuario della Madonna di Val (foto Macca

 

In pellegrinaggio per la pioggia. «La Madonna di Val ha fatto il miracolo», esclama, commossa, la signora Maria, 73 anni, che, aiutandosi con il bastone, s’inerpica lungo il sentiero che da Palù di Sarmede sale al santuario. Sono le 14.30, sta per iniziare la processione. Sparisce il pallido sole e comincia a gocciolare. La preghiera d’intercessione, però, non è ancora scattata. Settanta-ottanta i presenti, tutti con l’ombrello in mano, evidentemente si aspettavano la sorpresa. I più coraggiosi partono comunque. Gli altri aspettano. Infatti la prima precipitazione si trasforma in un diluvio.

Don Mauro Cettolin, il parroco di Rugolo (a scavalco, perché lo è anche di Fregona e di Montaner), non si lascia prendere dallo sconforto. Invita i suoi fedeli ad aspettare, “fiduciosi”. Ed ecco, infatti, “la quiete dopo la tempesta”. Anzi, un sole più splendido di prima. Don Marco veste il camice, si mette la stola viola della Quaresima, quella della penitenza. Davanti a lui affida ad un giovane il crocifisso in legno. Dietro, tutti gli altri fedeli. In gran parte cristiani cattolici. Ma alcuni sono cristiani ortodossi, della parrocchia di Montaner. C’è chi recita il rosario. Il don intona le litanie dei santi.

«Sono stati loro, è stata questa mia gente a sollecitarmi a promuovere questo rito propiziatorio per il bene dell’acqua, della pioggia. La storica Madonna di Val ci ha ascoltato. Il pellegrinaggio per la pioggia, contro la carestia o la peste, è stata una tradizione per secoli», fa sapere il sacerdote. Dopo mezz’ora di cammino si arriva davanti al santuario. Don Mauro si fa passare il crocifisso e lo alza al cielo. Benedice la piccola folla, ma anche le nubi che sono già lontane. Un motivo in più per chiedere il miracolo.

Ed ecco che dal gruppo sbuca Irina Romanova. È ucraina, arriva da Brescia, dove fa la badante. «Sono venuta a trovare una connazionale, mia amica - confida - Sì, anch’io sono qui a pregare. Ma per la pace nel mio paese, più ancora che per la pioggia. Io di professione sono ingegnere ferroviario. Lavoravo a Leopoli. Lì ho lasciato mia figlia. Lavora anche lei, come dirigente, nelle ferrovie. Ma non ho più notizie di lei». Irina rende fiato. Poi aggiunge: «Fra poco ci sarà la messa e pregherò sia il Signore che la Madonna affinchè Putin non sganci altre bombe. Sono sicura che la mia preghiera s’intreccerà anche con la vostra».

Don Mauro inizia la celebrazione con circa venti minuti di ritardo. Ma dentro questo bosco il tempo non conta. La chiesa mariana di Val ha le pareti costruite sulla roccia. Una, però, ha le fondamenta in terra. E questa, giusto vent’ anni fa, aveva ceduto. Non per l’eccessiva acqua che scende dall’altopiano del Cansiglio. E che provoca numerose frane. Ma per il vuoto provocato già allora dalla siccità

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