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«Cinghiate e bastonate a nostra figlia di 8 anni»: a processo a Treviso papà di 55 anni

E’ iniziato il processo a un trevigiano di 55 anni (difeso dall’avvocato Michela Nasato) accusato di aver maltrattato la coniuge e la figlia e di aver abusato sessualmente di quest’ultima fin dall’età di 8 anni.

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«Mia figlia era arrivata al punto di rifiutarsi di fare ginnastica a scuola perché si vergognava che i compagni vedessero i lividi delle botte che il padre le dava. Lui era arrivato al punto da usare il collare borchiato del cane o il bastone. Ci insultava dandoci continuamente delle “mongoloidi” o “deficienti”. Io aveva più volte denunciato il fatto ai servizi sociali ma nessuno mi credeva».

È iniziato con l’audizione dell’ex moglie (parte civile con l’avvocato Marta Camarotto) il processo a un trevigiano di 55 anni (difeso dall’avvocato Michela Nasato) accusato di aver maltrattato la coniuge e la figlia e di aver abusato sessualmente di quest’ultima fin dall’età di 8 anni.

Maltrattamenti consistiti in offese, minacce, ma anche bastonate, cinghiate e percosse con il collare borchiato dei cani.

La vicenda è complicata. Da una parte c’è la figlia che aveva denunciato il padre di accuse pensatissime ritrattate all’indomani della sua deposizione. Dall’altro la madre che continua a portare avanti le accuse contro l’ex coniuge e più volte, ieri, ha interrotto la sua deposizione piangendo.

I fatti contestati coprono un arco temporale che va dal gennaio del 2012 all’agosto del 2019. Ma i fatti più gravi, denunciati dalla ragazzina, risalgono al periodo in cui aveva soltanto 8 anni. All’epoca, l’uomo, separato dalla moglie, nei giorni in cui aveva la figlia in custodia, avrebbe approfittato per allungare le mani sulle parti intime della bambina, di notte, quando dormivano nello stesso letto. Non solo. L’avrebbe anche costretta, a sua volta, a toccarlo nelle sue parti intime.

Accuse pesantissime, rincarate anche da quella di maltrattamenti, che sarebbero durati per sette lunghi anni.

Tra i testimoni sentiti ieri anche una vicina di casa dell’imputato che ha raccontato di essersi fatta accompagnare in tribunale da un avvocato per timore di incontrare l’uomo. «Lui ha minacciato me e i miei figli. Ho paura di lui. Un giorno ha gettato la candeggina nel terrazzo dove, in quel momento, si trovava mia figlia».

Si torna in aula il 2 novembre.

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