Dopo la tentata rapina, aggredisce l’operatore Caritas: ora il bengalese è accusato di tentato omicidio
La procura aggrava l’accusa nei confronti del 36enne arrestato per due volte in tre giorni a Treviso: «L’ho fatto per attirare l’attenzione: è da 7 anni che attendo che lo Stato italiano si esprima sulla mia richiesta d’asilo»
Marco Filippi
Osain Mohamed Sharif mentre tenta la rapina all'Internet Point di via Zenson
«E’ da sette anni che aspetto che lo Stato italiano si esprima sulla mia richiesta di riconoscimento di status di rifugiato politico. Sono esasperato: volevo attirare l’attenzione su di me. Non volevo uccidere nessuno».Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee, stamane, all’udienza di convalida dell’arresto, Osain Mohamed Sharif, il bengalese di 36 anni che lunedì mattina ha tentato di rapinare l’internet Point di via Zenson di Piave e che mercoledì sera, sei ore dopo la sua scarcerazione, ha aggredito un operatore della mensa della Caritas di via Venier.
Ci sono diverse novità sulla vicenda che ha sollevato molto clamore a Treviso. Innanzitutto il sostituto procuratore Anna Andreatta ha aggravato l’accusa per l’aggressione con il coltello al volontario della Caritas passando dalla contestazione di lesioni aggravate a quella di tentato omicidio. Nonostante l’operatore della Caritas sia stato preso di striscio alla gola e se la sia cavata con pochi giorni di prognosi, evidentemente la procura ha valutato anche il fatto che il colpo è stato inferto in una zona vitale e gli effetti sarebbero potuti essere mortali. Come nell’udienza di convalida tenutasi mercoledì mattina, anche ieri la procura ha ribadito la richiesta di tenere in carcere il bengalese. E stavolta pare quasi scontato che il gip accoglierà la richiesta della procura (al momento non ha ancora sciolto la riserva, lo farà nel pomeriggio), alla luce anche del fatto che il difensore di Osain Mohamed Sharif, l’avvocato Matteo Maccagnani, non ha chiesto misure alternative rimettendosi alla decisione del giudice.
La difesa del bengalese, inoltre, ha già preannunciato che chiederà una perizia psichiatrica per il proprio assistito per valutare se, al momento dei fatti, fosse capace d’intendere e volere, se sia pericoloso socialmente e se sia in grado di affrontare un eventuale processo. Ma chiaramente, su questa richiesta, che è probabile venga accolta, sarà necessario la nomina di un perito e la fissazione di un incidente probatorio.
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