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Electrolux, stop alla produzione in Ungheria: i frigo si faranno a Susegana. Le rsu: «Ma qui vogliono ridurre costi e paghe»

Dopo la chiusura di uno stabilimento magiaro, 100 mila pezzi in più di alta gamma sono previsti nello stabilimento in provincia di Treviso

Francesco Dal Mas
2 minuti di lettura

Operaie al lavoro sulle linee frigo dello stabilimento Electrolux di Susegana

 

I frigoriferi più sofisticati – che in gergo tecnico vengono definiti “di alta gamma” – potrebbero essere prodotti a Susegana anziché in Ungheria. È quanto è stato riferito dai componenti sindacali che hanno partecipato alla seduta del Comitato Aziendale Europeo svoltasi mercoledì 22 marzo in modalità on line.

La multinazionale svedese, però, avrebbe posto una condizione: che il costo del lavoro si avvicini (in ridimensionamento, evidentemente) a quello ungherese. Immaginarsi la risposta trevigiana: sì ai frigo, no a stipendi più bassi.

Più in generale i vertici del “gigante del freddo” hanno comunicato che intendono avviare un recupero dei costi e una trasformazione con esternalizzazione di produzioni. Da ciò che risulta l’intenzione sarebbe di trasferire le produzioni dei frigoriferi free standing fuori dall’Europa in conto terzi. Si presume in Turchia.

Per quanto riguarda i frigo a incasso, quelli per intendersi che si fanno a Susegana, sarebbero maturi i tempi di delocalizzare la produzione residua dall’Ungheria allo stabilimento trevigiano, almeno per quanto riguarda la componente dell’alto di gamma, concentrando appunto l’intera produzione residua nella Marca. Ciò comporterebbe, evidentemente, un incremento produttivo per Genesi, lo stabilimento più robotizzato al mondo nel settore. Pare meno di 100.000 pezzi all’anno. Oggi l’attività di Susegana si attesta intorno a quota 700.000 (era di oltre 800 mila prima della pandemia).

Secondo Electrolux l’operazione dovrebbe avvenire in modo evidentemente profittevole. «Tradotto», sorridono, con un pizzico di preoccupata ironia, i delegati rsu di Susegana, «dovrebbero pagare gli operai in termini di riduzione dei costi (più ritmi, meno pause, meno salario) l’aumento dei volumi».

Alla sola ipotesi la Rsu, dopo una prima discussione maturata ieri, ha rispedito al mittente la modifica “in peggio” delle condizioni di lavoro e ha rivendicato la necessità immediata di aggiornamenti salariali e ergonomici, «essendo gli operai convinti che per fare i frigoriferi devono essere pagati e non pagare».

Lo spazio in ogni caso per sfornare ulteriori frigoriferi c’è tutto, visto che ci sono ben due linee tradizionali ferme su quattro e la nuova fabbrica 4.0 Genesi – che secondo gli accordi del 2021 dovrebbe lavorare a tre turni di 6 ore su 6 giorni – per ora lavora 8 ore a giornata su 5 giorni, con non poche fermate dettate dai problemi di avvio di tanta automazione.

Intanto in Ungheria lo stabilimento di Nyíregyháza (650 dipendenti) è stato chiuso e le produzioni sono state concentrate su Jászberény. L’esternalizzazione dei frigoriferi free standing è già da tempo iniziata, così come con i congelatori che dal 2020 non vengono più prodotti direttamente in Ungheria. Secondo il piano globale presentato a marzo c’è il rischio che anche l’altro stabilimento ungherese di Jászberény possa essere dismesso nel prossimo quadriennio, meno di un lustro fa vi lavorano circa 3.500 lavoratori di cui 2.300 diretti.

Ora a Susegana ci sono poco più di 1.300 dipendenti di cui 400 impiegati, dopo le uscite di oltre 150 operai in contratti a termine. La matassa inizierà a dipanarsi dal 27 marzo quando è convocato un incontro di Gruppo con le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm e il Coordinamento delle Rsu con all’ordine del giorno, per l’appunto, gli effetti della crisi sui frigoriferi. Il 28 marzo sono previste le assemblee con la presenza dei segretari nazionali.

Intanto mercoledì 22 si è firmato l’accordo per le uscite volontarie incentivate degli impiegati, ridotte per lo stabilimento a 19 esuberi che saranno gestiti entro fine anno. Già una decina i disponibili.

Per il momento a Susegana continuerà lo straordinario di sabato, per far fronte a nuove commesse, ma l’azienda ha fatto intendere, nei più recenti incontri col sindacato, che vi potrebbe essere, a primavera inoltrata, un rallentamento anche nella produzione di frigo. In altre fabbriche del gruppo, invece, sono presenti difficoltà di commesse.

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