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Lavoro, riqualificarsi è una corsa a ostacoli. Attese bibliche per i corsi di formazione

Decine di segnalazioni: il sistema “Gol” s’inceppa, le offerte non arrivano. Eppure in provincia di Treviso si cercano 19 mila addetti. Paglini (Cisl): «L’algoritmo ha un problema»

2 minuti di lettura

In una provincia in cui le aziende sono alla disperata ricerca di 19 mila addetti da assumere entro maggio - dati Unioncamere - e dove gli imprenditori ogni giorno sottolineano la difficoltà a reperire manodopera, è quasi impossibile, per un disoccupato, iscriversi a un corso di formazione. In una provincia che scommette su innovazione e “Industria 4.0”, pare che un algoritmo faccia le bizze e non abbini correttamente il candidato al percorso di formazione migliore.

E così domanda e offerta di lavoro continuano, inesorabili, ad allontanarsi, i corsi non partono, le persone restano in attesa per settimane di una telefonata.

Corsa a ostacoli

Sta succedendo che il “Programma Gol”, acronimo di “Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori”, nato pochi mesi fa al posto dell’Assegno per il Lavoro, non funziona a dovere. Chi volesse iscriversi ed entrare nei percorsi di formazione qualificata, al fine di un successivo inserimento lavorativo, dovrà fare i conti con tempi lunghi, ritardi, corsi che non partono.

Una serie di ragioni ostacolano il regolare flusso di domanda e offerta: «In particolare - segnala Massimiliano Paglini, segretario generale Cisl Belluno-Treviso - c’è stata un’errata valutazione del sistema rispetto ai numeri che sarebbero serviti. Ci sono stati moltissimi contatti, ma questi contatti non sono diventati corsi di formazione».

Un sistema sottodimensionato, cioè, rispetto alla platea di interessati.

Come funziona

Entrare nel “circuito” richiede tempo, pazienza, disponibilità a spostarsi, perché anche in era digitale bisogna presentarsi fisicamente agli sportelli. È una giungla: disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza e Naspi, lavoratori in cigs che volessero riqualificarsi devono, per prima cosa, recarsi fisicamente al Centro per l’Impiego. Telefonare, aspettare di essere richiamati, prendere appuntamento.

Al Centro per l’Impiego va sottoscritto un “Patto di servizio”. Successivamente - non è un passaggio immediato, anche qui c’è da aspettare - a ogni candidato sarà assegnato un “codice Gol”: sono di cinque tipi, in base al tipo di percorso ritenuto più adeguato. Con il codice Gol, poi, l’algoritmo dovrebbe abbinare all’utente un corso di formazione. Il condizionale è d’obbligo: il sistema, per usare un eufemismo, è ancora un po’ macchinoso, e le telefonate non arrivano in tempi rapidi.

Cosa non funziona

Una volta ottenuto il codice - potrebbe volerci una settimana, tra un passaggio e l’altro - si potrebbe pensare che il più è fatto: non è così. Perché è in questa fase che il sistema s’inceppa. Anche con il codice Gol in mano, le proposte di corsi non arrivano. «C’è un problema con l’algoritmo - evidenzia Paglini - che dovrebbe abbinare i bisogni dei lavoratori alla disponibilità di corsi. Ci arrivano diverse segnalazioni. I corsi di formazione sono latenti, o insufficienti rispetto alla mole di contatti attivati. Le persone vengono nei nostri uffici a dirci che si sono messe in contatto con il Centro per l’Impiego, hanno fatto la “profilatura”, e ora attendono offerte formative che non arrivano. E tutto questo è soltanto un passaggio preliminare rispetto alla stipula di un vero contratto di lavoro. La sensazione è che si sia voluto accelerare sui volumi dei contatti, anche perché serviva dare un segnale di funzionamento del sistema, ma ad oggi siamo fermi».

L’interesse

Eppure l’interesse c’è, una vasta platea di trevigiani preme per riqualificarsi, formarsi, rientrare nel mondo del lavoro. Le aziende dicono di essere pronte ad accoglierli a braccia aperte. Ma non funziona. «Non bocciamo questo sistema in assoluto - conclude Paglini - ma c’è bisogno di correzioni. Il progetto Gol ha di per sé principi ispiratori validi, e devono essere sostenuti. La Regione intervenga rapidamente per far sì che la parte tecnica sia migliorata». Di quei 19 mila posti di lavoro “liberi” da oggi a maggio, le imprese dicono che la metà resteranno vacanti. Una percentuale che si abbasserà quando il “Gol” andrà a regime.

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