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Sesso con una tredicenne, condannato a un anno 18enne trevigiano

I genitori della ragazzina dopo aver denunciato il giovane lo “graziarono” e scrissero una lettera al giudice del processo

mARCO FILIPPI
2 minuti di lettura

Quando si conobbero, lei era appena un’adolescente mentre lui era da poco diventato maggiorenne. A giugno del 2019, in paese c’era una sagra e loro si appartarono per poco più di un’ora per avere un rapporto sessuale.

L’assenza ingiustificata della figlia minorenne non passò inosservata ai genitori e, a casa, la madre, intuendo che fosse successo qualcosa, decise di controllare il cellulare della figlia, in quel momento in carica.

Il tenore dei messaggi era inequivocabile e la figlia, messa alle strette, confessò tutto ai suoi genitori: «Sì ho avuto un rapporto sessuale con il ragazzo dei messaggi».

Quel giorno lei aveva 13 anni e 10 mesi, lui 18 anni e 6 mesi. Quanto basta perché la denuncia ai carabinieri dei genitori della ragazzina, avvenuta dopo che inutilmente avevano tentato di contattare il ragazzo, innescasse in tribunale un procedimento per atti sessuali con minorenne.

Un reato procedibile d’ufficio, nonostante il rapporto fosse consenziente, proprio perché la ragazzina aveva meno di 14 anni e lui maggiorenne.

Quel ragazzo è stato processato in rito abbreviato, davanti al giudice Carlo Colombo e condannato al minimo della pena: un anno di reclusione (pena sospesa). Sulla carta rischiava fino a un massimo di dodici anni di galera.

Ma cos’è accaduto nel frattempo? Semplicemente che il tempo ha rimarginato le ferite e la ragione ha prevalso sulla rabbia. I genitori della ragazzina, che non si hanno voluto costituirsi parte civile, dopo un incontro con il ragazzo, hanno deciso di prendere in mano carta e penna e hanno scritto una lettera di perdono che il legale dell’imputato, l’avvocato Lucio Martignago ha consegnato al giudice al termine della discussione.

«Quei genitori, in occasione dell’incontro con il mio assistito nello studio legale - racconta l’avvocato - hanno avuto modo di chiarirsi e rendersi conto che si tratta di un bravo ragazzo. L’hanno perdonato perché hanno capito che lui e la figlia, in definitiva, hanno avuto il torto di volersi bene e di piacersi, seppure la legge, data l’età, non lo consenta».

Prima di denunciarlo, infatti, nell’estate di quattro anni fa, i genitori della ragazzina avevano cercato invano di mettersi in contatto con il diciottenne.

Ma lui, probabilmente, per vergogna, imbarazzo o paura della loro reazione, non rispose. «I genitori - continua il legale - si sono detti dispiaciuti delle conseguenze della denuncia, in quanto se avessero conosciuto prima il ragazzo, sarebbe bastato un chiarimento».

«Purtroppo - precisa l’avvocato Martignago - era inevitabile che la vicenda si chiudesse solo con la sentenza anche se si può dire che ha già avuto un buon esito per quanto riguarda il rapporto tra la famiglia della ragazza e l’imputato, chiusa con il perdono dei genitori.

Esito questo più unico che raro, quando invece in queste circostanze le richieste risarcitorie di natura economica hanno la prevalenza, mentre in questo caso i genitori della minore hanno dimostrato una nobiltà e dignità fuori del comune».

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