«Contro il bullismo meditazione, massaggi e ascolto». Un progetto a Treviso
Il maestro Valentino Giacomin ha riportato in Italia il suo Progetto Alice. Riflette sugli ultimi casi denunciati: minacce e un accoltellamento
Lorenza Raffaello
Accoltellamenti in ricreazione, minacce e bestemmie verso i professori e docenti che aggrediscono gli alunni. La scuola trevigiana nell’ultimo periodo ci ha abituati, suo malgrado, a questo. Eppure proprio a Treviso, quarant’anni fa, è nato un approccio didattico che ha dimostrato come si possano diminuire i problemi di iperattività, aggressività e bullismo di bambini e ragazzi, aumentando il rendimento, attraverso un metodo fondato sull’integrazione tra mondo esterno e mondo interiore. Il padre di questa metodologia, chiamata “Progetto Alice”, è Valentino Giacomin, maestro delle elementari di Villorba e di Arcade nei primi anni ’80, già direttore di Antenna3, ora formatore a livello internazionale nonché fondatore di 4 scuole in India, per cui ha ricevuto l’appoggio del Dalai Lama e di testimonial d’eccezione come Richard Gere. Giacomin dopo 35 anni quest’anno ha riportato il suo metodo a Treviso: nella scuola Parco dei Baloons di Altivole i bambini della scuola dell’infanzia e primaria sperimentano la meditazione, il massaggio e dialogano con i loro coetanei indiani grazie alla tecnologia.
Negli ultimi tempi tante notizie su casi di violenze e bullismo nelle nostre scuole: costa sta succedendo?
«I recenti episodi di bullismo in provincia di Treviso sono segnali inquietanti di una febbre comportamentale che rischia di diventare devastante, perché in continua ascesa. Inutile denunciare soltanto, occorre capire le cause di quella che rischia di diventare una irreversibile sociopatia. Capire per curare, ma soprattutto, prevenire. Chi è il bullo? Da cosa scaturisce il suo comportamento? Il dottor Satyam Umberto Bidinotto, psicoterapeuta del nostro staff italiano, afferma che la radice del bullismo va cercata nella violenza che sta dilagando sempre più nelle società di tutto il mondo. La scuola oggi può essere la prima diga per arginare questa deriva antisociale che mette gli uni contro gli altri. Noi di Alice studiamo il fenomeno bullismo da molti anni. Sappiamo quanta sofferenza possa causare la violenza fisica, verbale o quella sui social. Per non parlare dei suicidi. Abbiamo cercato di costruire quella diga, lavorando sulla comprensione, sull’analisi del fenomeno e, quindi, sulla prevenzione. Il bullo cerca il piacere con le buone o con le cattive (libido e violenza). Noi abbiamo proposto il “piacere con le buone”».
In pratica di cosa si tratta?
«Hai bisogno di toccare di accarezzare? Soddisfiamo questo bisogno in un insieme con regole ben precise da rispettare, comprese quelle della non violenza, dell’etica, della spiritualità destinate a contenere e, se possibile, trasformare la violenza sublimandola in comportamenti altruistici. Abbiamo introdotto il massaggio nel nostro curriculum scolastico, fin dal primo giorno di scuola, trent’anni fa».
Quindi quella diga diventa sempre più resistente...
«Devo dire che dedichiamo molte energie, ogni giorno, per rendere più sicura la “diga”. A fine delle lezioni, gli studenti sono invitati, segretamente, a inserire un cartellino verde o rosso in un apposito box con questo messaggio: “Oggi tutto Ok”. Oppure: “Oggi ho avuto problemi in classe”».
Come possiamo definire la scuola del “progetto Alice”?
«Una scuola antibullismo, in grado di portare qualità di ascolto e concentrazione per lo sviluppo di competenze civiche sociali e di cooperazione, che si ispira alla psicologia umanistica, cognitivistica, ma anche alle neuroscienze e alla fisica quantica. È questo il rivoluzionario paradigma educativo, che è stato ripetutamente premiato in India, che viene oggi condiviso con gli studenti italiani. È un modello di scuola oltre i confini, interculturale e interreligiosa e i primi evidenti risultati si manifestano in un veloce controllo delle dinamiche della violenza, con l’azzeramento del bullismo, una mente serena grazie ad un sviluppo etico».
Che consiglio si sentirebbe di dare ai colleghi insegnanti?
«I docenti dovrebbero avere il coraggio di mettere al primo posto educazione, intesa come etica, moralità, interdipendenza, corretto modo di conoscere, rispetto all’istruzione, per preparare gli studenti non solo a superare gli esami scolastici ma, soprattutto, quelli della vita».
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