Treviso, la “vecia” colpevole: al rogo
Grande successo di pubblico per il tradizionale falò al Ponte Dante, al termine del “processo” di metà Quaresima. Una manifestazione goliardica che si ripete dal 1966
La legge, si sa, è «squasi uguale per tutti». Per la povera Marietta Monta in Gondoea è ancora più uguale, e il destino pareva segnato in partenza. È finita infatti al rogo, giovedì sera, nella tradizionale “esecuzione” goliardica dopo il processo di metà Quaresima.
Il rogo in riva al Sile
Tra le accuse formulate alla “vecia”, capro espiatorio di tutti i mali della città: «Palazzi lungo il Sile, prenotazioni per visite mediche con liste d’attesa infinite», persino «panevìn che non si possono bruciare». E poi aver lasciato soli i “tosatan” delle baby gang che ogni fine settimana invadono il centro, scontrandosi tra loro, o aver creato caos parcheggi e smog alle stelle in centro.
Vista dall'alto della folla accorsa al ponte Dante per il rogo della Vecia
La giuria
L’avvocato difensore della “vecia” non era «disposto a mettere la mano sul fuoco» per la sua assistita, e dunque fuoco è stato.
Il Gruppo Folcloristico Trevigiano dal 1966 ripropone ogni anno questa manifestazione goliardica amata dai cittadini, che anche giovedì sera hanno affollato Ponte Dante per lo spettacolo.
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