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Fu accusato di tentato omicidio: l’imprenditore Fiabane assolto dopo 4 anni

Pieve di Soligo: secondo la Procura tese un agguato in un parcheggio a un consulente ma il processo ha dimostrato che si trattò di una zuffa dovuta a un debito

Marco Filippi
2 minuti di lettura

L'imprenditore di Pieve di Soligo è stato assolto

 

Quattro anni passati con l’onta di accuse pesantissime: tentato omicidio e sequestro di persona. Prima il carcere, poi il processo e ora l’assoluzione. Dopo quattro anni, infatti, l’imprenditore pievigino Antonio Fiabane, 55 anni, è stato assolto da due accuse per le quali sulla carta rischiava anni di galera.

I suoi legali, gli avvocati Giovanni Zanotto del foro di Treviso e Alberto Polita di Padova, sono riusciti a chiarire che la presunta aggressione di Fiabane al consulente finanziario di Tremoli (Campobasso), Achille Salerno, 60 anni, non fu un agguato per ucciderlo ma una zuffa, nata spotaneamente, durante un’accesa discussione nella quale, tra l’altro, l’imprenditore pievigino ebbe la peggio. Solo che ad andare a denunciare per primo l’aggressione subita fu lo stesso Salerno, che accusò Fiabane di aver tentato di sequestrarlo, legandolo con una corda e usando un taser, e poi di ucciderlo. La sentenza è stata pronunciata nei giorni scorsi dal tribunale di Lanciano.

Achille Salerno nel letto d’ospedale dopo l’aggressione

 

La vicenda inizia ad inizio 2019 quando Fiabane decide di vendere la sua “fazenda” di cocco in Brasile. Per far rientrare la consistente cifra il pievigino si affida ad Achille Salerno di Tremoli, che si qualifica come promotore finanziario, esperto in affari internazionali. Secondo quanto hanno sostenuto fin da subito i legali di Fiabane, i soldi della vendita della fazenda rientrano in Italia in due tranches.

La prima arriva regolarmente in tasca a Fiabane, mentre la seconda, quella più consistente, se la tiene Salerno. A quel punto nascono i dissidi. L’11 aprile 2019 Fiabane e Salerno si incontrano in un parcheggio all'uscita del casello di Lanciano sulla A14 per discutere della restituzione dei soldi. Ma è a quel punto che scoppia un violento litigio tra i due. Secondo i carabinieri di Chieti, Fiabane prima stordì col taser Salerno e poi, dopo averlo legato, tentò di caricarlo nel suo furgone. Da qui l’accusa di tentato sequestro. Successivamente, dai segni trovati sul collo di Salerno, la procura contestò anche il tentato omicidio.

Il processo si è concluso con l’assoluzione di Fiabane. I suoi legali hanno provato in aula che quello tra l’imprenditore pievigino e Salerno fu un incontro per parlare della restituzione del denaro a Fiabane. Un incontro finito nel peggiore dei modi, nel quale ebbe la peggio proprio Fiabane che riportò, secondo quanto sostenuto dai suoi avvocati, fratture alle dita e altre contusioni guaribili in 70 giorni a differenza dei 30 di Salerno.

Nel processo sono emerse diverse contraddizioni che non hanno aiutato quella che era l’accusa della procura di Lanciano. Inoltre, è stato dimostrata l’incompatibilità delle accuse in contrasto tra loro. Se Fiabane voleva uccidere Salerno, perché sequestrarlo? Nel frattempo, il duello giudiziario tra Fiabane e Salerno continua in un’aula del tribunale di Larino, dove è in corso un processo a carico del consulente finanziario per truffa. Fiabane, infatti, l’ha denunciato per la mancata restituzione dei soldi della seconda tranche della vendita della sua fazenda in Brasile. 

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