La missione di Garbelotto: il legno da materia prima diventa l’arte di arredare
Nata nel 1950 come segheria e produzione di zoccoli, oggi fattura 14 milioni ed esporta in mezzo mondo. Una storia lunga quattro generazioni. «Dai brevetti di posa alle murrine, così valorizziamo il made in Italy»
Fabio Poloni
Marco, Renza e Antonio: la famiglia Garbelotto
Valorizzare il made in Italy è una ricetta semplice, al confine con la banalità. Ma ci sono ricette e ricette, e per diventare chef stellati bisogna metterci talento e fantasia, oltre alla qualità. In Garbelotto si parla di pavimenti in legno e non di cibo, ma l’idea è quella: portare il made in Italy alla massima espressione. La qualità imprescindibile è quella del legno, al quale aggiungere personalizzazione spinta, ricerca nei brevetti di posa che risolvano i problemi di tutti i giorni, artigianalità che si contamina con l’arte negli inserti – per esempio – con le murrine veneziane, capaci di dare un tocco unico e inconfondibile ai propri prodotti.
Le origini
Ad aprirci le porte dell’azienda a Cappella Maggiore è Renza Altoè, che porta avanti l’attività assieme al marito Antonio Garbelotto e al figlio Marco. La Garbelotto nasce nel 1950 per mano del capostipite Giacomo, nonno di Antonio. Aveva una segheria nella zona del rovere di Slavonia, la guerra lo costrinse a fuggire e ad aprire un’attività qui. «Ha scelto la sede vicino a una cascatella, per sfruttare l’energia idroelettrica – racconta oggi Renza – una sensibilità all’ambiente e al risparmio energetico che si è tramandata fino a oggi, visto che produciamo da soli circa il 70% del nostro consumo». Zoccoli di legno: all’inizio la produzione di Giacomo Garbelotto era soprattutto questa, poi ha iniziato a cimentarsi con i pavimenti lamellari, negli anni Sessanta. L’inizio di una metamorfosi.
Il capostipite Giacomo Garbelotto
La trasformazione
La crescita si interrompe perché Salvatore Armando Garbelotto, figlio del fondatore Giacomo, a causa di problemi di salute non riesce a dedicare all’azienda tutte le energie che vorrebbe. La nuova scossa arriva con la terza generazione, nei primi anni Ottanta. «Mio marito Antonio è subentrato alla guida – racconta Renza – ci siamo sposati nel 1983, io ho lasciato il posto fisso in Posta per seguirlo in questa avventura, era una cosa da pazzi ai tempi rinunciare alla certezza di un lavoro statale». Da lì, un tassello alla volta – come i loro pavimenti – una crescita che ha portato oggi la Garbelotto a 14 milioni di euro di fatturato 2022 (+20% rispetto al 2021), per il 45% sui mercati esteri, con 60 dipendenti. I clienti sono rivenditori in Italia e soprattutto contract all’estero, dove Garbelotto viene scelta per la realizzazione dei pavimenti di edifici di pregio, dal residenziale al commerciale, in Cina, Turchia, Korea solo per citare i principali Paesi.
Garbelotto, il legno per pavimenti diventa arte con le murrine veneziane
Tra le opere firmate Garbelotto ci sono il Teatro Petruzzelli di Bari, il quartier generale De Longhi a Treviso, il Marriott Grand Hotel Flora di via Veneto a Roma, il quartier generale Gucci a Milano, la Cantina Tomasi in Valpolicella. Renza – che, oltre a essere l’amministratore delegato dell’azienda, è anche alla guida del Gruppo pavimenti di Federlegno Arredo e consigliere di Assindustria Venetocentro, ora confluita in Confindustria Veneto Est – ci mostra le componenti in legno con inserti di murrine veneziane, un tocco d’arte unico. Ma la qualità è anche nelle lavorazioni e nella personalizzazione. «Utilizziamo legno di rovere, proveniente soprattutto dai Balcani, noce americana, tek dall’Indonesia. E lavoriamo tutto qui». Garbelotto ha anche ottenuto la certificazione Epd, Dichiarazione ambientale di prodotto: fondamentale per lavorare su progetti “green”, il futuro – ma in gran parte anche già il presente – dell’edilizia.
La quarta generazione
In sede fanno bella mostra un paio di moto da corsa, oltre a molti rimandi a Valentino Rossi. Il motivo è la grande passione di Marco, il figlio di Renza e Antonio, quarta generazione in questa impresa-famiglia. Lui passa veloce col suo monopattino elettrico, in azienda oggi si occupa della parte produttiva e della logistica. «Qui dentro saliva sui muletti già a quattro anni – racconta mamma Renza – la passione per i motori l’ha portato a seguire il motomondiale con la scuderia VR46 di Valentino Rossi per un anno, della quale siamo sostenitori anche come azienda. Poi ha iniziato a dedicarsi a tempo pieno all’azienda, anche se è già da dopo le scuole superiori che ha iniziato a interessarsi alla produzione, è un uomo che ama il fare, come suo papà».
Il brevetto
Si chiama Clip Up System, è l’uovo di Colombo: è il brevetto della Garbelotto che consente l’incastro dei listelli tipo puzzle, senza che sia necessario rimuoverli tutti o comunque un’intera porzione a partire dal primo punto utile in caso di necessità, per esempio se bisogna fare lavori idraulici o semplicemente sostituire un listello rotto. «Nato cinque anni fa, oggi da solo vale circa il 20% del nostro fatturato».
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