Valdobbiadene, carbone vegetale nei vigneti di Prosecco: ecco il biochar per trattenere acqua
Bruciare i tralci di vite per farne carbone da sistemare in terra lungo i filari. Il Consorzio Prosecco Docg continua la sua ricerca per i cambiamenti climatici
Francesco Dal Mas
Bruciare i tralci di prosecco per farne carbone da sistemare in terra lungo i filari? Sotto il segno della sostenibilità, il Consorzio Prosecco Superiore Docg Conegliano Valdobbiadene continua le sue ricerche, alla luce anche dei cambiamenti climatici.
Ed ecco la proposta – emersa in un recente convegno a Valdobbiadene e che verrà rilanciata questa settimana, in occasione degli appuntamenti dell’antica Fiera di San Gregorio – del biochar ottenuto dalla pirolisi del legno, in grado di assorbire acqua ma anche di apportare sostanza organica. Il biochar (o carbone vegetale) è ottenuto attraverso processi di pirolisi o di gassificazione dei residui lignocellulosici, in pratica è il risultato della decomposizione termochimica in assenza di ossigeno di biomasse vegetali. È composto composto dal 40 all’80 % di carbonio. In questo modo il carbonio della CO2 atmosferica, che viene sottratto dalle piante durante il periodo di accrescimento e fissato attraverso la fotosintesi nel legname prodotto, rimane intrappolato nel biochar ottenuto dalle potature che, una volta somministrato al terreno, rimarrà inalterato per centinaia di anni.
Ma ci sono altri aspetti interessanti. Il biochar ha tra l’altro un’alta capacità di ritenzione idrica, il che non guasta in un periodo come questo di grave siccità. Non solo, fornisce un habitat ideale per la proliferazione dei microrganismi attivi del suolo. Il direttore del Consorzio, Diego Tomasi, sta fra l’altro verificando le sperimentazioni che si sono fatte anche all’estero, a suo avviso con risultati più che positivi. Presto, dunque, il via alla produzione in loco di questo prodotto.
Altrettanto interesse per la gestione innovativa del vigneto ha suscitato, in un recente convegno a Valdobbiadene, l’uso di teli pacciamanti bio compostabili estremamente efficaci nel controllare l’accrescimento delle infestanti erbose attorno alla barbatella. Non ultimo, ancora all’avanguardia, l’utilizzo di preparati microbici (funghi, batteri) in grado di agire in simbiosi con la radice favorendo il suo accrescimento. In conclusione, molte le soluzioni che dovranno essere valutate dai viticoltori per adeguarle alle loro realtà produttive.
«Il nostro compito è guardare oltre i traguardi raggiunti fino ad oggi e pianificare le strategie che dovremmo attuare durante il 2023 e i prossimi anni, tenendo sempre presente l’estrema mutevolezza delle variabili che condizioneranno il paesaggio - afferma la presidente del Consorzio Elvira Bortolomiol -. Il Consorzio continuerà ad essere di supporto a tutte le necessità dei viticoltori perché il loro lavoro sarà sempre più determinante per il futuro di questa denominazione». Il problema oggi più grave è quello della flavescenza dorata. «Il Consorzio si è dato come obiettivo prioritario di continuare in modo serrato la lotta alla flavescenza dorata e allo stesso tempo di operare su base tecnico scientifica per la pronta ripartenza dei vigneti», conferma Tomasi.
Ripartenza, quindi barbatelle? Proprio così, considerando la sostituzione delle piante estirpate perchè infettate. «Nei primi due anni di vita della barbatella, il pensiero del viticoltore deve essere rivolto esclusivamente allo sviluppo dell’apparato radicale della pianta. Infatti, sarà quest’ultimo che governerà lo sviluppo iniziale della vite e guiderà la produttività degli anni a seguire. Diventa quindi fondamentale predisporre un ampio scavo del terreno per permettere un rapido ed esteso sviluppo radicale, ciò anche lasciando un’adeguata radice della barbatella».
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