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Mais, soia e frumento cancellati dalla siccità: «Serve un maxi bacino»

L’allarme degli agricoltori della provincia di Treviso, senza acqua da mesi: «Tutti i seminativi a rischio». Lorenzon (Consorzio Piave): «Necessario un nuovo invaso montano»

Lorenza Raffaello
Aggiornato alle 2 minuti di lettura
Un agricoltore mostra lo stato dei campi in questi giorni a Selva del Montello (foto Macca) 

La siccità si sta rivelando il peggior nemico degli agricoltori della Marca. Un fenomeno che ha inciso in modo determinante sul raccolto del 2022, rovinando decine di ettari di coltivazioni in provincia di Treviso. E ora, che si va verso la primavera, i coltivatori temono che l’incubo si possa riproporre, penalizzando - soprattutto - i seminativi.

Secondo le associazioni di categoria, Confagricoltura e Coldiretti, mais, soia, frumento, asparagi sono tra i più a rischio. Mentre Fiorenzo Lorenzon, rappresentante regionale nel cda del Consorzio di Bonifica Piave, solleva la necessità di un maxi bacino d’acqua che possa servire l’intera regione.

I dati dell’emergenza

In soli cinque anni, secondo i monitoraggi Arpav, a Treviso i giorni piovosi sono passati da 97 (nel 2018) a 71 nel 2022, quando si sono registrati 670 millimetri di acqua piovana nei 365 giorni, quasi la metà dei 1.047 caduti nel 2018, una diminuzione costante e continuativa, che sta dando vita a un trend purtroppo in consolidamento.

Il Piave a Ponte della Priula: portata ai minimi (Foto macca) 

Ma se il meteo e le precipitazioni sono dinamiche incontrollabili da parte dell’uomo, le opere e le strategie per garantire le riserve d’acqua destinate all’agricoltura e salvare i raccolti di questa primavera devono essere pensati e predisposti il prima possibile, a cominciare dagli investimenti, anche degli agricoltori.

Cifre non banali. Calcoli alla mano, per rimodulare e rinnovare il sistema di irrigazione e renderlo più efficiente potrebbe costare ai coltivatori fino a 5 mila euro a ettaro.

Le strategie di Confagricoltura

«La siccità è un tema molto sentito perché il 2022 è stato un anno critico e il 2023 sta rispecchiando le percentuali dell’anno passato e quindi preoccupa» interviene Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso. «Senza pioggia cominceranno a risentire quelle colture seminate in autunno, che magari sono state concimate ma che rimangono ferme perché manca l’acqua necessaria per crescere. È il caso del frumento, senza acqua la sua crescita è compromessa, come lo sarà a fine marzo quella del mais».

A preoccupare gli agricoltori ora sono i bacini e gli invasi scarichi: «Il terreno si sta cominciando ad asciugare ogni giorno che passa, questo andamento se dura per tutto l’anno diventa problematico».

Giangiacomo Bonaldi 

Come fare allora a far fronte allo spettro degli effetti di un altro anno siccitoso? «Ci stiamo preparando tutti ad avere meno acqua» continua Bonaldi, «ci stiamo organizzando per un consumo più consapevole dell’acqua, bisogna ripensare a nuove strategie di irrigazione più precise, come la sub irrigazione e l’irrigazione a pressione. Quest’anno possiamo godere di finanziamenti del Pnrr e di progetti già impostati negli anni passati, è il momento che gli investimenti portino a delle soluzioni. Una parte sarà di competenza della politica l’altra degli agricoltori».

Giorgio Polegato 

Coldiretti più fiduciosa

Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, non vuol essere allarmista: «La situazione è difficile, ma aspettiamo la pioggia» afferma, «dobbiamo essere fiduciosi, il rischio che si riproponga un anno come il 2022 c’è. Speriamo che le cose cambino, in caso contrario certe produzioni, come il frumento, il mais, la soia, ma anche gli asparagi, saranno a rischio. Oltre che dalle precipitazioni, la presenza di acqua nella Marca è condizionata dalle precipitazioni in montagna, se si riempiono i laghi, ci verranno garantite le riserve idriche per la primavera e poi bisogna cominciare a pensare a un’irrigazione di tipo qualitativo» conclude Polegato.

Il piano del Consorzio

Una soluzione arriva da Fiorenzo Lorenzon, rappresentante regionale nel cda del Consorzio Piave: «Bisogna trovare delle alternative. Per garantire le riserve idriche serve un’opera importante. È necessario che Consorzi di bonifica, la Regione e i sindaci si mettano insieme, non si risolve il problema se ogni Comune agisce per sé, creando dei bacini che non sono in grado di garantire l’approvvigionamento di acqua per l’agricoltura. Bisogna pensare a progetti di grossa dimensione, su scala regionale, e realizzare un bacino di grandi dimensioni in montagna, come quelli lungo il Piave, utile a soddisfare le esigenze idriche in primavera e estate e che possa contemporaneamente produrre energia idroelettrica. Questo significa pensare al futuro».

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