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Accusato di aver abusato della figlia minorenne di un amico, attore assolto dai giudici

L’episodio finito davanti al giudice sarebbe avvenuto a Casier. La ragazza in aula ha cambiato versione rispetto alla denuncia

1 minuto di lettura

Il tribunale di Treviso

 

E’ stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di violenza sessuale su minorenne un attore e intrattenitore padovano di 54 anni (difeso da Pierantonio Menapace e Roberta Spinacè), accusato di aver abusato della figlia di una coppia di amici separati.

I fatti risalgono al primo maggio del 2017 a Casier quando la ragazza (parte civile con l’avvocato Massimo Benozzati), aveva 17 anni. L’attore, invece, era un vecchio amico del padre tanto che si fermava spesso a dormire a casa sua.

Una sera, quando il padre e la sua compagna vanno a dormire, la ragazza si trova da sola sul divano, davanti alla televisione, assieme all’uomo. Dopo un po’ quest’ultimo si offre di fare un massaggio alla ragazzina. È in quel frangente che allunga le mani nelle parti intime della 17enne, praticandole un rapporto orale.

La ragazza, impietrita, non chiede aiuto ma dal giorno dopo decide di non andare più a casa del padre. I genitori si accorgono che qualcosa non va e decidono di mandarla da una psicologa. È durante una seduta che la giovane confida tutta la sua vergogna per quello che è successo. A quel punto i genitori decidono di querelare l’attore. Dopo che il pubblico ministero Mara Giovanna De Donà aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, ma il gup ordinò l’imputazione coatta.

Va premesso che la ragazza era minorenne all’epoca dei fatti ma, una volta che si ha compiuto 16 anni, se consenziente e non c’è prova di una forma di abuso del proprio ruolo da parte del maggiorenne, non c’è reato.

Giovedì la requisitoria: il pm De Donà ha chiesto l’assoluzione dell’imputato perché la stessa ragazza, nella testimonianza resa in aula, non ha mai manifestato dissenso nel corso del rapporto, a differenza di quanto detto in sede di denuncia, e cioè che l’attore padovano le aveva bloccato le braccia. E qualche giorno dopo, in un messaggio telefonico alla domanda “Ti è piaciuto? La ragazza rispose “Si”.

L’avvocato Benozzati ha sostenuto la coerenza della ragazza nel racconto in aula la quale aveva detto che quell’atto lo percepì come un abuso ma non oppose resistenza solo perché paralizzata dalla paura di un uomo di 31 anni più grande di lei.

Gli avvocati Menapace e Spinacè hanno ribadito che non vi fu alcun manifesto dissenso durante il rapporto e avrebbe potuto comunque allontanarlo visto che non aveva le mani bloccate. 

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