Automobilisti trevigiani appassionati di chat anti controlli: «Occhio, più avanti c’è la polizia»
Su Whatsapp un gruppo da migliaia di utenti segnala in tempo reale pattuglie e posti di blocco sulle strade della Marca
Fabio Poloni
«Polizia municipale Zalf Maser, fermano». «Stradale in Feltrina, altezza Cornuda». «Carabinieri fermano rotonda Cable park Resana».
Navigatori che segnalano gli autovelox? Qui si va ben oltre: una vera comunità trevigiana da migliaia di utenti che si informano a vicenda, in tempo reale, sulla presenza di pattuglie di qualsiasi tipo – carabinieri, polizia, polizia locale, agenti in borghese – sulle strade della Marca.
Tutto su un gruppo Whatsapp, anzi, uno con più “repliche”, perché la app di messaggistica non consente la partecipazione a più di 1.024 persone a un gruppo (limite che fino a qualche mese fa era la metà, 512).
Nato come mini-comunità in zona Castellana, il gruppo è cresciuto nei partecipanti e nei confini: ora le segnalazioni arrivano praticamente da tutta la provincia.
Segnalazioni e richieste
Messaggi secchi, senza fronzoli, come quelli citati all’inizio. Ma anche vocali, registrati e diffusi in tempo reale: «Polizia locale ferma in centro a Salvarosa. Fermano», dice una utente.
E poi persino foto, sorta di contrappasso: la pattuglia è lì col velox per fotografarmi? E io fotografo loro. E poi, oltre alle notifiche push, postate da chi si imbatte in una pattuglia o in un posto di controllo («Polizia di Stato ferma alla rotonda dell’ospedale di Montebelluna»), ci sono anche le richieste pull, ovvero le domande di chi è al volante e vuole sapere se può andare tranquillo: «Qualcuno sa se sono ancora a Villarazzo?», si leggeva ieri pomeriggio.
«Biadene? Crocetta?», chiede una automobilista. Chissà di cosa ha paura, questo non lo dice. Ha bevuto? È senza revisione?
Sul filo della legalità
Siamo, insomma, ben oltre l’evoluzione della vecchia sventagliata di abbaglianti. Il gruppo è privato, si entra solamente su invito ed è la trasposizione di esperienze simili messe in atto altrove, nel recente passato.
Ma è legale, tutto ciò? Il codice della strada già punisce i sistemi che segnalano gli autovelox attivi, mentre sono consentite le generiche mappe sulle postazioni fisse.
La polizia di Agrigento ha denunciato 62 persone che partecipavano a un gruppo, simile a quello trevigiano, per interruzione di pubblico servizio, giudicando il tam-tam via smartphone «un sistema efficace che finiva per vanificare il buon esito del controllo del territorio intrapreso».
A Trento, la polizia ha denunciato i partecipanti a un gruppo non solo per interruzione di pubblico servizio, bensì anche per diffamazione: la chat si chiamava “M**da in vista», e già dal nome si intuisce la poca cordialità degli aggettivi usati nei confronti delle forze dell’ordine.
Finora nessuna condanna
Anche nel gruppo trevigiano qualche offesa vola, a dire il vero. Tornando sul punto della legalità o meno, va detto che le varie denunce a carico dei partecipanti di gruppi del genere finora non hanno portato a condanne, anzi: secondo una sentenza del Gip di Genova, infatti, non si ha alcuna interruzione o turbamento del pubblico servizio svolto dalle forze dell’ordine per due elementi.
Il primo è che la chat è privata, chiusa, e non potendo accedere chiunque il pubblico servizio viene comunque svolto nei confronti di tutti gli altri automobilisti.
Il secondo motivo: alla chat partecipa un esiguo numero di automobilisti rispetto al numero di utenti della strada. Non si va sul penale ma resta l’illecito stradale, difficile però da contestare e dimostrare.
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