Caro benzina e diesel: ecco i distributori più convenienti in provincia di Treviso

Il sito del Mise censisce le pompe più economiche. All’Ip di Casale sul Sile i prezzi più bassi in cintura urbana. In Sinistra Piave, al primo posto l’Enercoop di Conegliano
Le pompe più economiche? Bussate all’Ip di Casale sul Sile per il self di benzina e gasolio, dove al litro si pagano 1,775 e 1,834 euro. I rincari maggiori? Sempre a Casale, ma al Tamoil Sile Ovest sull’A27: il servito supera la soglia fisiologica dei 2 euro, 2,209 e 2,259.
Il ritorno dal 1° gennaio delle accise sul carburante, neutralizzate dal governo Draghi lo scorso marzo e parzialmente anestetizzate nella prima fase dell’esecutivo Meloni, fa volare i prezzi alla pompa, con buona pace del portafoglio dei trevigiani. E se per i veicoli con massa superiore alle 7,5 tonnellate dovrebbe esserci la possibilità del rimborso a tre mesi, per tutti si tratta del peggiore regalo che il nuovo anno potesse portare.
Gli incrementi su verde e gasolio, propiziati da guerra in Ucraina e speculazione internazionale, avevano portato i listini alle stelle a inizio 2022, ora non siamo ai picchi di quei mesi, ma la riattivazione delle addizionali ha mandato di traverso il panettone di Capodanno ad automobilisti e camionisti, tanto che parecchi si sono messi in coda al distributore a San Silvestro, per alleggerire quantomeno l’impatto del rincari nei primi spostamenti del nuovo anno. Utile indicare, perciò, le stazioni di servizio trevigiane che possano garantire un risparmio, anche se di piccola entità.
I dati pubblicati nella tabella in pagina sono frutto delle elaborazioni dell’Osservatorio del Ministero delle Imprese e Made in Italy (ex Ministero dello Sviluppo Economico), che permette di rintracciare le pompe più convenienti o esose nel raggio massimo di 10 chilometri. Così, se prendiamo in esame Treviso e il suo hinterland, troviamo gli Ip di Casale (Sp 107) e Preganziol (Terraglio) fra i più economici per il self service, mentre nel servito spiccano le pompe bianche, tradizionale oasi salvifica degli automobilisti: Sia Fuel e Costantin servono il gasolio a 1,855 e 1,868 euro.
Spostandoci nel Coneglianese, spiccano l’Enercoop nella città del Cima in via San Giuseppe, il Pinese di via 28 giugno 1918 a Susegana e il distributore Michele Borin di via Cervano a San Pietro di Feletto. Tutte pompe bianche che qualche piccolo vantaggio al consumatore, in tempi di caro carburante, possono garantirlo.
L’Osservatorio ministeriale vede i prezzi al listino aggiornati quasi in tempo reale, con l’indicazione della data della rilevazione. Un attento monitoraggio può aiutare il portafoglio a contenere - parzialmente - il contraccolpo delle accise.
Ma quanto è costato al governo aver anestetizzato le addizionali dallo scorso marzo? Sette miliardi di euro in totale. Il mancato taglio da gennaio 2023 pare sia legato a ragioni di budget e al fatto che il carburante non stia raggiungendo i picchi della scorsa primavera. Da Confartigianato e dalle associazioni consumatori, intanto, fioccano le prime proteste.
La stangata: in media +17% in un anno
Diesel, oh caro, peggio, carissimo. La stangata sui carburanti si è trasformata in un salasso soprattutto per chi ha le auto a gasolio, perché nell’ultimo anno il prezzo medio al litro del diesel, in provincia di Treviso, è salito del 17%, ovvero di 0,274 euro al litro. E i conti, ahinoi, sono presto fatti. Per chi ha un serbatoio di 50 litri il pieno costa adesso oltre 14 euro in più.
E per i portafogli sono dolori ad ogni rifornimento, più esiguo a parità di spesa rispetto al passato. Meglio, ma solo relativamente, sia chiaro, va a chi ha le auto a benzina super senza piombo. Perché l’aumento negli stessi ultimi dodici mesi è stato decisamente inferiore (siamo al +5%) dal momento che il prezzo è salito di 0,092 euro al litro, meno di un decimo dunque. E per chi ha un serbatoio da 50 litri, fare ora il pieno costa poco meno di 5 euro in più.
Alla fine, conta poco. La verità è che se un anno fa il diesel consentiva di risparmiare, ora il gasolio ha superato il prezzo della verde senza piombo, in una corsa più o meno accelerata verso la fatidica soglia dei 2 euro. Arginata lo scorso anno dal congelamento delle accise varato dal governo Draghi, e ripartito alla scadenza del 31 dicembre (anzi, dalla mezzanotte che ha portato il nuovo anno) quando il nuovo esecutivo non ha prorogato il provvedimento.
Il prezzo medio dei carburanti nella Marca – stando al sito osservatorio cui i gestori sono obbligati a comunicare i loro prezzi, e che dipende direttamente dal ministero dello Sviluppo Economico – si è adesso attestato a 1,818 euro al litro per la super e a 1,877 al litro per il diesel. Sono le quotazioni medie aggiornate a domenica scorsa 8 gennaio.
Un quadro, questo, in un territorio che vanta da sempre una fitta rete di “pompe bianche”, quelle che storicamente hanno contribuito a tenere i prezzi della Marca inferiori ad altre zone d’Italia, senza contare l’effetto di alcune stazioni di servizio appoggiate a grandi centri commerciali, da Castelfranco e Conegliano, che molto spesso hanno visto le code di auto a rifornirsi per i loro prezzi competitivi.
Dodici mesi fa, il quadro era ben diverso. Allora a spendere meno era chi andava a gasolio (1,593 euro al litro), con oltre 13 centesimi in meno al litro nei confronti di chi aveva i veicoli a benzina (1,726 euro al litro per la super). La colpa del sorpasso e della impennata del diesel? Il principale fattore, e su questo tutti gli osservatori concordano, è stato il conflitto in Ucraina. La massiccia importazione di gasolio dalla Russia, complicatasi con l’inizio della guerra del 24 febbraio scorso, quasi un anno fa, ha fatto lievitare sempre più marcatamente il prezzo del diesel, che ha ben presto ricucito il gap con la quotazione della benzina verde, e da tempo ha messo la freccia. E il fenomeno non sembra avere tregua, almeno a breve.
Casartigiani
«Basta con la caccia al gestore, ancora una volta si mettono si mettono nel mirino i benzinai come colpevoli del caro carburanti». Moreno Parin insiste. Il leader dei benzinai della Marca - Gestori Carburante Treviso (Casartigiani) punta il dito contro le grandi compagnie petrolifere. E ribadisce quelli che chiama «i mostruosi utili previsti per due delle maggiori multinazionali del petrolio», la ExxonMobil e Chevron.
Moreno Parin
«Nel 2022 dovrebbero realizzare 100 miliardi di dollari di utili, la Exxon nel solo terzo trimestre ha un profitto record di 19,66 miliardi, più del precedente record di 17,9 miliardi del secondo trimestre, non proprio bruscolini, già in saccoccia», sottolinea Parin. Di qui l’attacco: «E per non esser da meno dell’opinione pubblica il ministero ordine di sguinzagliare la Finanza a caccia del gestore speculatore, la quale passerà ore e ore su ogni impianto e alla fine qualche irregolarità di sicuro la troverà, che non c’entrerà nulla con il caro carburanti, né possono non eseguire gli ordini ricevuti!». Per Parin questo configura un autentico «accanimento verso l’ultimo anello della catena», con il risultato che «il polverone sollevato verso i benzinai nasconde le vere responsabilità del caro carburanti».
E spiega: «Il prezzo di vendita ci è praticamente imposto, addirittura modificato direttamente dalla sede centrale della compagnia di turno, il tutto per poco più di 3 cent al litro, e lordi: 2 euro ogni 100 di rifornimento. La conclusione è caustica: «Forse non sarebbe male cominciare a ficcare il naso negli elenchi degli azionisti di queste mostruose macchine da soldi, il vero responsabile è il mercato internazionale».
Confartigianato
«Preoccupante che non si siano presi provvedimenti a tutela dei cittadini. L’aumento del carburante farà aumentare tutto, l'inflazione volerà all’11%». Claudia De Marco, presidente Federconsumatori Treviso, ha un diavolo per capello. La mancata conferma del taglio delle accise equivale a un grido di dolore. «Un fatto grave non aver pensato alle famiglie, chiediamo che si cancellino di nuovo le accise. E, soprattutto, che si attuino riforme strutturali. Basta con le misure tampone». La riflessione di De Marco è ad ampio spettro: «Il problema immediato è il costo del pieno di benzina. Ma la questione è più generale. Ci saranno ricadute su tutto, settore alimentare in primis. A livello nazionale si stima un balzo dell’inflazione all’11%. E un’inflazione così alta imporrà un esborso extra a nucleo familiare, quindi di tre persone, da 3.400 euro annui. Una situazione insostenibile». Inevitabile tornare sulle ragioni dell’impennata del prezzo del carburante: «Vogliamo capire se è in atto effettivamente una speculazione, sappiamo che la Procura di Roma ha aperto un fascicolo. Aspettiamo di capire gli esiti dell’indagine». Da tempo guerra in Ucraina e speculazione internazionale sono ritenute dagli analisti le principali cause dei rincari di benzina e gasolio. Le associazioni dei consumatori lo ripetono da mesi. Ora, con le accise che tornano a far lievitare i prezzi, la questione torna di stretta attualità.
«Ci hanno promesso il rimborso delle accise, ma è solo una promessa e comunque non varrebbe per i furgoncini: come faranno i piccoli artigiani? Serve intervenire». Danilo Vendrame, referente trasportatori Confartigianato Treviso, prende in mano la calcolatrice e calcola l’impatto del ritorno completo delle addizionali sul carburante: il pieno di un autoarticolato, pari a 600-700 litri di gasolio, costa da gennaio 2023 circa 150 euro in più.
Danile Vendrame
E se per i veicoli con massa pari o superiore alle 7,5 tonnellate si confida nella conferma (e in un adeguamento) del ristoro delle accise, viceversa risulterebbero sempre esclusi tutti i mezzi di trasporto più piccoli. «Il 7 dicembre scorso a Roma, all’assemblea nazionale dei trasportatori di Confartigianato, il ministro Matteo Salvini (alle Infrastrutture, ndr) aveva promesso la riproposizione dei ristori», incalza, «ma, al di là del fatto che di promessa si tratta, bisognerebbe includere i camion piccoli. Senza contare che i soldi devi sempre anticiparli tu, nella speranza di poter godere di una restituzione. Altrimenti come tiriamo avanti?».
Vendrame è titolare di un’azienda di trasporto carburante con base a Silea: 19 mezzi, 15 dipendenti più i due titolari. I rincari del gasolio non fanno dormire sonni tranquilli: «Il ritorno delle accise significa per noi, tenendo conto di tutti i mezzi, un esborso extra annuo di 100 mila euro. Quindi poco meno di 10 mila euro in più al mese. L’anno scorso abbiamo consumato 500 mila litri di gasolio, capite bene l’impatto delle addizionali su un’azienda come la nostra». Il taglio delle accise aveva preso forma lo scorso marzo con il governo Draghi e trovato una parziale conferma nella prima fase dell’esecutivo Meloni. Ora si ritorna al recente passato, con il gasolio che in autostrada può superare i 2 euro. «Al di là delle accise, si continua a fare i conti con la speculazione internazionale», attacca Vendrame, «inconcepibile che il gasolio costi più della benzina». Un disagio economico che si riflette sul lungo periodo: «Fra accise tagliate e rimesse, il guaio è che non riesci a stilare un piano spesa, a fare un preventivo per i mesi che verranno», sospira il numero uno trasportatori Confartigianato Treviso. Che ricorda pure gli altri aumenti: «Da gennaio gli pneumatici costano il 10% in più, già l’anno scorso il prezzo era cresciuto del 30%. Se un tempo pagavi una gomma da camion 350-400 euro, ora siamo saliti a 580-600. Pensate cosa voglia dire per la nostra azienda, che muove ogni mese 400 pneumatici. Con tutti questi aumenti, come fai? Lavorare diventa sempre più difficile». Vendrame, curiosamente, trasporta carburante, ma tiene a fare un’annotazione: «L’aumento del costo del trasporto impatterà su tutto. A cascata aumenteranno tutte le materie prime, tutto ciò che si trasporta. E quando ci sono aumenti, è sempre sbagliato», si sfoga. Dal 1° al 30 gennaio, i trasportatori possono compilare la domanda per il rimborso accise del quarto trimestre 2022 (relativamente a dicembre) per i mezzi con massa pari o superiore a 7,5 tonnellate.
Federconsumatori
«Preoccupante che non si siano presi provvedimenti a tutela dei cittadini. L’aumento del carburante farà aumentare tutto, l'inflazione volerà all’11%». Claudia De Marco, presidente Federconsumatori Treviso, ha un diavolo per capello. La mancata conferma del taglio delle accise equivale a un grido di dolore. «Un fatto grave non aver pensato alle famiglie, chiediamo che si cancellino di nuovo le accise. E, soprattutto, che si attuino riforme strutturali. Basta con le misure tampone».
La riflessione di De Marco è ad ampio spettro: «Il problema immediato è il costo del pieno di benzina. Ma la questione è più generale. Ci saranno ricadute su tutto, settore alimentare in primis. A livello nazionale si stima un balzo dell’inflazione all’11%. E un’inflazione così alta imporrà un esborso extra a nucleo familiare, quindi di tre persone, da 3.400 euro annui. Una situazione insostenibile». Inevitabile tornare sulle ragioni dell’impennata del prezzo del carburante: «Vogliamo capire se è in atto effettivamente una speculazione, sappiamo che la Procura di Roma ha aperto un fascicolo. Aspettiamo di capire gli esiti dell’indagine». Da tempo guerra in Ucraina e speculazione internazionale sono ritenute dagli analisti le principali cause dei rincari di benzina e gasolio. Le associazioni dei consumatori lo ripetono da mesi. Ora, con le accise che tornano a far lievitare i prezzi, la questione torna di stretta attualità.
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