Panevin in provincia di Treviso, ecco tutti quelli autorizzati, paese per paese
Dal divieto, alle soluzioni tecnologiche alle mini pire per non gravare sull’aria con lo smog già al limite. Ma c’è anche chi non vuole sentire ragioni e conferma i maxi roghi
Mattia Toffoletto
C’è chi li cancella causa smog (Treviso e Quinto), c’è chi valuterà il meteo stamattina e prenderà una decisione solo all’ultimo (Ponzano).
C’è chi li ha confermati senza indugio (dal Quartier del Piave ad Arcade, dove sono riproposti dopo tre anni), c’è chi ha fatto ricorso ai laser (San Lazzaro, i “galleggianti” di Casale e Roncade) o a “pire-bonsai” 1x2 metri per tutelare l’ambiente (accordo lampo ieri fra alcune amministrazioni dell’hinterland, capofila Villorba e Carbonera).
Nessun coordinamento, tutti in ordine sparso
I Comuni della Marca in ordine sparso, la Spada di Damocle delle Pm10 a gravare sullo svolgimento dei panevin 2023. Il rispetto della tradizione a intrecciarsi con la sensibilità ambientale, spingendo pure all’innovazione.
Al netto dello stop deciso da Treviso in ossequio all’allerta arancione del bollettino Arpav, la serata della vigilia rappresenta, ad ogni modo, il grande ritorno dei falò propiziatori dopo gli anni più duri delle pandemia.
Le pire hanno ripreso a moltiplicarsi in giro per la provincia, le restrizioni anti-assembramento non ci sono più.
Ecco dove sì e dove no
E se a Treviso è “sopravvissuta” solo l’inedita pira con luci laser di San Lazzaro (ore 19.30, piazzale della chiesa) e a Quinto è stata depennata l’unica “bubarata” prevista a San Cassiano, ruba la scena il maxi-falò da 9,5 metri di Arcade.
A Montebelluna, invece, non sono state date autorizzazioni specifiche, ma solo indicazioni di sicurezza.
Quali tappe include l’itinerario trevigiano dei panevin? La soluzione virtuale ed ecosostenibile è stata adottata pure a Casale e Roncade (ore 20): giochi di luci e musica sul Sile, per i due tradizionali falò galleggianti ripensati quest’anno per l’emergenza smog (nel secondo caso, si sconfina a Quarto d’Altino).
A Sant’Angelo la festa vivrà solo della discesa dal cielo della befana (alle 20.30, con il Gruppo Pastoria Borgo Furo), spostandoci nella prima periferia l’appuntamento è alla parrocchia di Fontane e in piazza Aldo Moro a Villorba. Ma con mini-falò simbolici.
«Siamo sensibili all’ambiente, quindi alla situazione dell’aria. Perciò, in accordo con altri Comuni della cintura urbana, abbiamo concesso l’accensione di falò simbolici», sottolinea Francesco Soligo, sindaco di Villorba, promotore dell’accordo.
A Carbonera, le “pire light” trovano posto al parco Rio Rul, nonché nelle frazioni di Pezzan, Mignagola e Vascon.
Ponzano scioglie le riserve giovedì 5: la pira è in programma alla parrocchia di Ponzano, poi il 7 in località Barrucchella (Paderno), stessa regia della festa della ciliegia. Il falò si accenderà pure a Paese e Castagnole, mentre a Silea le dimensioni sono ridotte e quasi simboliche: 1,5 metri di altezza, 2 di diametro.
Ne hanno autorizzati quattro: all’oratorio di Silea, al centro anziani a Cendon, da privati a Lanzago e Sant’Elena.
Pira ridotta alla parrocchia di Dosson, quattro appuntamenti a San Biagio: ai tre di Rovarè si aggiungono Fagarè e Spercenigo.
A Zero Branco il consueto falò di Sant’Alberto assomiglierà quasi a un braciere per via delle misure limitate. Tre in tutto i fuochi: bis per la frazione di Sant’Alberto, il terzo in località Montiron.
A Mogliano bruceranno alle 20 a Zerman e Marocco: accensione però con il timer, non superiore ai 10 minuti.
A Preganziol c’è una sola “bubarata” da segnare in agenda: a Sambughè, sempre alle 20.
Nel Quartier del Piave, la cerimonia abbraccerà una trentina di pire, accese in perfetta sincronia alle 20 da altrettante staffette di tedofori. Una proposta unica nel suo genere (e che richiama il rito delle cerimonie inaugurali delle Olimpiadi), che taglia il traguardo dei 25 anni: alle 17, in piazza Albertini a Mosnigo, previste accensione e benedizione del fuoco.
Dopodiché i tedofori raggiungeranno le cataste di legna collocate a Cison, Farra, Follina, Miane, Moriago, Pieve, Refrontolo, Revine, San Pietro di Feletto, Sernaglia, Tarzo, Vidor e Susegana. Quasi un falò per ogni frazione della Vallata, ciascuno alimentato dalle torce accese a Mosnigo. I panevin arderanno tutti con perfetta sincronia alle 20, in corrispondenza con il suono delle campane.
A Conegliano ne accenderanno otto (c’è pure Collalbrigo), gli stessi autorizzati a Vittorio Veneto: da Ceneda a Nove, da Cozzuolo alla Val Lapisina.
Tutto confermato a Oderzo: cinque pire in altrettante frazioni (Camino, Faè, Magera, Gorgazzo, Fratta), per l’Epifania il classico falò galleggiante sul Monticano, infine il 14 a Rustignè.
A Castelfranco ne sono previsti cinque, ma di dimensioni ridotte: spicca Salvarosa. Il tutto nel segno di un concetto-chiave: piccolo è bello. Per far conciliare tradizione e lotta allo smog, la mini-pira diventa la strategia salvifica.
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