Contagi da Covid in risalita, le Rsa vietano le visite: «Troppo personale assente per malattia»
Treviso: dopo la Fenzi, si blinda anche il Menegazzi. Volpe (Uripa): «Le famiglie devono capire, è un problema organizzativo»
Andrea De Polo
Mancano venti giorni a Natale e si fa concreto il rischio che, per il terzo anno consecutivo, auguri e abbracci tra anziani e familiari siano affidati agli smartphone o a Skype. I contagi da Covid risalgono e le case di riposo tornano a blindarsi chiudendo l’accesso come accadeva nelle fasi più nere della pandemia. Dopo Casa Fenzi, sabato anche il Menegazzi (Israa) ha annunciato la decisione di sospendere le visite con un messaggio ai parenti.
Non sono gli unici: altre strutture dell’Israa hanno chiuso singoli nuclei, altre Rsa in provincia sono alle prese con focolai consistenti e decisioni simili. Secondo Roberto Volpe, presidente regionale dell’Uripa, è un problema più che di organizzazione che sanitario: «Ci sono moltissimi contagiati tra gli infermieri e gli oss, che già non sono numerosi in tempi “normali”. Ma non parlatemi di analogie con il 2020 o il 2021: per fortuna quest’anno contiamo positivi e influenzati, ma non contiamo morti».
Cosa succede all’Israa
Giorgio Pavan, direttore dell’Israa, ha scritto ai familiari sabato mattina, 3 dicembre: «Si comunica con la presente che le visite agli ospiti della Residenza Menegazzi sono momentaneamente sospese a causa di alcune positività Covid19. Gli effetti non sono gravi, tuttavia è preferibile la prevenzione dei contagi, almeno per alcuni giorni». La speranza è che si tratti, appunto, di una mini-chiusura, risolvibile entro Natale: «Abbiamo una quindicina di positivi al Menegazzi - chiarisce Pavan - i sintomi non sono gravi, ma meglio fare le cose per bene, contiamo di risolvere tutto nel giro di qualche giorno. In altre sedi Israa abbiamo cluster di 5-6 positivi, in quel caso chiudiamo il singolo nucleo e non l’intera struttura come al Menegazzi».
Il nodo personale
«Le chiusure che si stanno verificando in questi giorni sono soprattutto a tutela degli ospiti» commenta Volpe dell’Uripa, unione cui fanno riferimento 346 strutture in Veneto e 30 mila familiari. «Credo che siano provvedimenti temporanei, ma in un momento in cui c’è questa recrudescenza del Covid anche il personale viene colpito, e quindi siamo costretti a lavorare con gli standard minimi. Oggi il problema più grosso non è tanto l’aspetto sanitario relativo agli ospiti, ma l’organizzazione. Bisogna contenere gli ospiti nelle proprie camere, controllarli, mettere in atto protocolli rigorosi, il tutto con personale ridotto all’osso». Natale a distanza, ancora una volta? «Mi aspetto chiusure più brevi rispetto agli anni scorsi, il tempo di negativizzarsi e tornare in servizio. Certo, abbiamo tante persone ammalate, come qualsiasi altro settore».
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