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Treviso, protesta degli immigrati davanti alla Questura

«Ha ragione la Meloni, le leggi vanno rispettate, quindi ai rifugiati vanno dati subito i permessi di soggiorno», afferma Famara “Papis” Tamba, rappresentante degli stranieri

Diego Bortolotto
1 minuto di lettura

Il presidio davanti alla questura di Treviso

 

Presidio di una sessantina di immigrati, di vari Stati africani e dal Pakistan e Afghanistan, insieme a Adl Cobas, centro sociale Django, associazione Caminantes, stamattina davanti alla Questura di Treviso. Tra loro anche alcuni profughi che hanno trovato un alloggio di fortuna nel parcheggio dell’Appiani, lì dove ha sede anche la questura.  "Porti aperti accoglienza degna", "Vogliamo i documenti, vogliamo i nostri diritti", recitano gli striscioni.

«La Meloni ha ragione, siamo molto d’accordo con lei, le leggi vanno fatte rispettare», dice Famara “Papis” Tamba, 53 anni, senegalese da 23 anni in Italia, già delegato Rsu Fiom di Treviso. «L’Italia ha fatto molte cose per noi, chiediamo alla questura di dare i permessi di soggiorno ai richiedenti, che non possono aspettare più di un anno per avere i documenti».

Famara "Papi" Tamba, delegato sindacale

 

Una delle problematiche sollevata dagli immigrati è la lunga tempistica, per ottenere i documenti necessari anche a mantenere i posti di lavoro. «Protestiamo - ha spiegato Sergio Zulian referente Adl Cobas Treviso - per i disservizi e tempi biblici per il rinnovo dei permessi, per gli immigrati qui da anni e lavorano, a chi è qui da decine d'anni e non riesce a ottenere la cittadinanza, e di asilo politico per i rifugiati. Si velocizzino le procedure, nella Marca non c'è nessuna emergenza migranti, si tratta di erogare servizi». Il tutto è avvenuto sotto gli occhi di agenti di polizia e locale. Una delegazione dei manifestanti è stata poi accolta in questura. La promessa da parte dell’ufficio immigrazione è di velocizzare le procedure .

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