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Simulavano falsi incidenti per truffare l’assicurazione: cinque indagati, tutti i nomi

L’accusa è quella di frode assicurativa ai danni di Generali Italia spa. Il colosso assicurativo di Mogliano è pronto a costituirsi parte civile

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Simulavano falsi incidenti stradali per avere l’indennizzo della compagnia assicurativa attraverso la falsificazione, l’alterazione o la pre-costituzione di elementi di prova o documenti.

Per questo motivo, 5 persone, tutte residenti nella Marca, sono state rinviate a giudizio e saranno processate il 12 dicembre 2024 quando ormai il reato sarà prescritto.

Si tratta di due italiani e tre albanesi: l’accusa è quella di frode assicurativa ai danni di “Generali Italia spa”. Il colosso assicurativo di Mogliano è pronto a costituirsi parte civile con l’avvocato Nicola Bruno di Torino nei confronti di Angelo Gabriele Ferro, 74 anni di Possagno, Gioacchino Stallone, 71 anni di San Zenone, Dashamir Shehi, 52 anni di Crocetta del Montello, Durim Dedja, 43 anni di Caerano, ed Esmeralt Pjeci, 32 anni di Crocetta del Montello.

Il presunto sistema truffaldino, che ha incastrato i cinque indagati si articolava in due diversi modi. Attraverso la denuncia di un finto incidente, mai successo, che prevedeva l’accordo tra due indagati, oppure la denuncia di sinistri, provocati di proposito, anche se poi la colpa veniva data all’ignaro automobilista coinvolto.

Un sistema che però non avrebbe convinto prima i periti dell’assicurazione e successivamente gli investigatori della polizia giudiziaria che, ricevuta la notizia di reato, hanno iniziato ad indagare. E così, attraverso le tecniche investigative classiche, per esempio, hanno scoperto il calderone. Un esempio? Si è scoperto che un incidente, con soli danni ai mezzi, che ha coinvolto due indagati, in cui uno si prendeva la colpa e l’altro chiedeva il risarcimento del danno, era stato denunciato a Bigolino di Valdobbiadene quando, in realtà, i due si trovavano a San Zenone degli Ezzelini.

Oppure, nel momento in cui, dalle carte pre-costituite, un incidente risultava essere avvenuto a Mogliano, gli agenti della polizia giudiziaria sono stati in grado di provare che uno dei due indagati coinvolti nel finto sinistro in quel momento si trovava a 20 chilometri di distanza. La seconda tecnica era quella di provocare un incidente che avesse come controparte un ignaro automobilista. Ecco che quindi a Mogliano, uno degli indagati dopo aver superato a destra con una manovra azzardata una macchina condotta da una donna, rientrava nella corsia, colpendo l’altro veicolo nell’angolo anteriore destro, come per far apparire, dal punto d’impatto dei due veicoli, di essere stato tamponato.

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