Testamento biologico, in provincia di Treviso depositate 2.361 dichiarazioni di fine vita
I numeri messi a disposizione online dall’Associazione Luca Coscioni, che accusa: “Poca informazione sulle disposizioni gratuite sul fine vita dei cittadini”. Tutte le differenze tra comuni

Sono 2.361, finora, le Disposizioni anticipate di trattamento, in sigla Dat, finora depositate a Treviso e provincia. I dati a livello nazionale e filtrabili per ogni regione, provincia e Comune, sono pubblicati e messi a disposizione online dall’Associazione Luca Coscioni.
Le disposizioni anticipate di trattamento, comunemente definite "testamento biologico" o "biotestamento", sono regolamentate da un articolo (4) di una legge dello Stato, la 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018.
La norma stabilisce che, in previsione di un'eventuale futura incapacità di autodeterminarsi e dopo avere acquisito adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle proprie scelte, ogni persona possa esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto su accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche, singoli trattamenti sanitari.
In provincia di Treviso sono 51 i Comuni che hanno comunicato i dati (43 non l’hanno fatto). Le Dat sono state finora 2.361 (ma quelle inserite online 2.321), una ogni 229 abitanti.
A livello di Comuni, nel capoluogo Treviso sono state depositate 302 Dat. Seguono Pieve di Soligo con 142, Montebelluna con 130, Vittorio Veneto con 125, Oderzo con 121, Conegliano con 113.
Ma se si guarda invece al rapporto fra Dat presentate e numero di abitanti, al primo posto c’è proprio Pieve di Soligo con una Dat ogni 68 residenti maggiorenni, poi Castelcucco (una ogni 77), Orsago (una ogni 93), Maserada (una ogni 140).
Le dichiarazioni
La Dat è dunque una dichiarazione con cui esprimere il consenso o il rifiuto rispetto ad accertamenti diagnostici o scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari. Scelte che una volta messe nero su bianco e firmate sono sempre modificabili. Queste dichiarazioni, base della legge sul testamento biologico, si possono depositare presso un notaio privato oppure con una scrittura privata depositata presso l'ufficio dello Stato Civile del Comune di residenza, senza oneri per i cittadini. Ma i dati, raccolti con raffiche di accessi agli atti dall’associazione Luca Coscioni e raccolti in un database, raccontano una realtà diversa. Ovvero che a quattro anni dalla legge i numeri restano bassi e scarseggia la informazione.
A livello nazionale
In tutto il Paese sono già oltre 250mila i testamenti biologici depositati nei Comuni italiani e l’88% di questi sono stati trasferiti alla Banca Dati Nazionale delle Dat, dicono dall’associazione Coscioni, che non si accontenta. «Nonostante la legge sul testamento biologico abbia compiuto ormai 4 anni e preveda una relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della legge sulle Dat, il Ministero della Salute non ha mai rispettato questo obbligo». Carente la informazione di Regioni e aziende sanitarie.
La situazione in Veneto
A livello regionale su 15.930 Dat depositate presso i Comuni (215 quelli che hanno fornito informazioni), la metà, 8.107, sono state inviate alla Banca dati nazionale. E così le cellule venete dell’associazione Coscioni tornano nel territorio per una serie di incontri pubblici informativi per i cittadini. In attesa della legge sull’eutanasia legale (i sondaggi sul Nordest parlano di un 81 per cento di intervistati favorevoli), il testamento biologico è l’unico strumento oggi in mano ad un cittadino e i suoi familiari (si può indicare anche una persona di fiducia che rappresenti nel rapporto con i medici) per far valere le proprie scelte di fine vita.
Campagna informativa
Sull’eutanasia legale, dopo i processi sui casi di suicidio assistito, che hanno visto in prima fila Marco Cappato e l’associazione, e una sentenza della Corte costituzionale si attende l’azione del Parlamento. Nel frattempo sono valide le procedure della legge 219 sul testamento biologico e il consenso informato. Ed è importante che le dichiarazioni, attraverso la banca dati, siano accessibili ai medici che sono tenuti «a rispettare la volontà espressa dal disponente». Ma ci sono ovviamente anche le eccezioni. Il medico può non rispettare le disposizioni del singolo che «esigono trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche» o se le indicazioni «non sono rispondenti alla condizione clinica attuale del paziente» o se nuove terapie le rendessero inattuali.
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