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La tragedia della bimba annegata e lo choc dei primi soccorritori: «Era cianotica, è stato tutto inutile»

L’intervento di Giacomo, vigile del fuoco lì con la famiglia: «Ho visto il rosso del suo costumino»

Francesca Gallo
1 minuto di lettura
Giacomo Chiaramonte, il primo soccorritore 

REVINE LAGO. In tanti hanno visto, hanno partecipato alla tragedia della piccola Mariia annegata durante il grest nel lago di Santa Maria. Gli sguardi si incrociano in silenzio, nessuno vuole parlare. Troppo il dolore e lo sgomento per una morte che appare a tutti assurda.

Il primo

Più di tutti Giacomo Chiaramonte, il vigile del fuoco di Mestre che per primo ha praticato il massaggio cardiaco alla piccola, vive il dramma del ricordo lacerante. Il suo racconto è straziante. «L’ho vista galleggiare sull’acqua. È toccato a me portare a riva la bimba», racconta il vigile del fuoco, con la voce rotta dall’emozione.

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«Stavo camminando con mia moglie sulla sponda del lago quando ho notato una coppia di francesi che con un piede toccava il corpo esanime che galleggiava. L’immagine che ho fissa nella mente è un costumino rosso. Quando ho visto quella scena e ho capito cosa stesse succedendo, mi sono subito tuffato. L’ho messa afferrata, l’ho presa in braccio e l’ho portata a riva. Ho immediatamente iniziato a rianimarla, non ho mai smesso, sempre, in continuazione. Penso di averla rianimata per almeno un quarto d’ora, non so quanto di preciso. Anche un’infermiera è venuta ad aiutarmi a anche il gestore del Fela. Mi hanno dato il cambio».

Il gestore

«La bimba galleggiava, era già blu quando l’ho vista io», dice Julien Hercelin, il gestore del locale in riva al Lago. «Anch’io mi sono dato da fare con il massaggio cardiaco». Julen ripercorre la mattinata. I bambini erano arrivati intorno alle 10.30. Hanno fatto il giro del lago, quindi hanno mangiato.

Julien Hercelin 

«Tutto era tranquillo», dice il gestore, «poi sono arrivati due ragazzini con la foto di lei sul telefono e mi hanno chiesto se avevo visto una bambina che avevano perso da mezz’ora. Sono andato a chiedere dei responsabili e mi hanno risposto che erano tutti in acqua. C’erano due gruppi. Ho chiesto chi gestisse i bambini. Credo che ci stata un po’ d’improvvisazione».

Il testimone

«Ho visto i bambini che giocavano sul pontile blu, entravano uscivano», racconta un testimone, quando sono usciti e sono andati via tutti si è formato un bel silenzio È stato sicuramente un malore, perché su un metro do acqua avrebbe avuto la possibilità di uscire». La bambina era arrivata a marzo per sfuggire alla guerra con la mamma e una sorellina più piccola. Era ospite dalla nonna e viveva nel quartiere di Ceneda. Un dramma terribile, che colpisce tutta la comunità e che fa riflettere sul destino. Francesca Gallo

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