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Metalmont muove i cereali sui mercati di tutto il mondo ma con il cuore a Revine Lago

Dal 2020 Iacopo Meghini è il direttore generale della società, il papà vi era entrato come dipendente. La sede trevigiana conta una superficie di oltre 4.500 metri quadrati, dove lavorano 26 addetti

Lorenza Raffaello
2 minuti di lettura
Iacopo Meghini oggi all’interno dell’azienda 

REVINE LAGO. Nel 2018 c’è stato il passaggio di testimone da padre in figlio, ma sarebbe riduttivo considerarla solo un’impresa di famiglia. Iacopo Meghini, Ceo di Metalmont, ci tiene a sottolineare che, nonostante in quasi quarant’anni i valori siano rimasti gli stessi, il fatto che nel 2020 ne sia diventato direttore generale, succedendo a suo padre Domenico, non ha nulla di scontato. La Metalmont si occupa di progettazione, produzione e commercializzazione di macchine per la movimentazione e la pulizia di cereali e altri prodotti agricoli sfusi. La sede si trova a Revine Lago e conta una superficie produttiva di oltre 4500 metri quadrati, dove lavorano 26 dipendenti.

INDUSTRIA 4.0

Quello sulle persone e sulle competenze rappresenta il più alto investimento aziendale negli ultimi due anni, seguito da quello in ambito tecnologico con l’acquisto nel 2020, per un valore di 900 mila euro, di due macchinari conformi al protocollo “Industria 4.0”, presi per incrementare la capacità produttiva, ridurre i tempi di consegna e aumentare la qualità dei prodotti. Innovazione, automazione e la volontà di spingersi sempre oltre garantiscono risultati sorprendenti ma, dopo un 2021 chiuso con un fatturato ben oltre alle aspettative, la guerra in Ucraina, lascia prevedere un risultato negativo. Contromossa: aprire nuovi canali, dall’Egitto alla Costa d’Avorio, alla Thailandia. Le proiezioni dunque vengono direzionate verso una ripresa, a contribuire una determinata visione sul futuro mantenendo i piedi ben piantati nel presente. Quella di Iacopo, come era quella di Domenico.

Iacopo Meghini con il padre Domenico

 

LA STORIA

Metalmont nasce nel 1985, dalle ceneri di un’azienda che si occupava di piccola carpenteria e in cui l’ingegnere Meghini era stato chiamato in qualità di direttore tecnico per risollevarne le sorti. «Mio padre arrivò in azienda come dipendente e nel corso dei primi anni riorganizzò l’attività e ne acquisì le quote, diventando titolare unico» racconta Iacopo. In dieci anni l’azienda passa da contoterzista alla progettazione di un prodotto a marchio proprio, una macchina per il trasporto del grano, la cocla, e nel 2005 si apre per la prima volta al mercato estero con la prima vendita in Romania. L’Europa e gli altri continenti diventano familiari, come la creazione di prodotti sempre più sofisticati e, nel 2011, si tiene il primo consiglio di amministrazione in cui entrano, pur non lavorando all’interno, i figli di Domenico, Iacopo e Gabriella.

LA SECONDA GENERAZIONE

«Siamo entrati in ottica di continuità, ma soprattutto per affiancare alla gestione, decisioni di tipo strategico, con un occhio di riguardo alla governance a cui teniamo molto» racconta l’attuale Ceo, «fino ad allora mio padre ci ha sempre esortato a fare le nostre esperienze, noi figli abbiamo lavorato in azienda solo nel periodo estivo e come operai con le stesse persone che ci lavorano ancora oggi, siamo stati tenuti ben lontani dalla stanza dei bottoni». Iacopo quindi intraprende una carriera da manager in diverse imprese multinazionali a Milano, mentre Gabriella sceglie la Germania e Amburgo, dove tutt’ora risiede.

Il team della Metalmont 

IL RITORNO A CASA

«Ho deciso di tornare a Revine, dopo 20 anni di assenza, nel 2018 per scelta professionale e personale, cercavo qualcosa di diverso dalla mia vita milanese, ma il mio insediamento in azienda non l’ho mai visto come un dovere familiare. Non ci siamo mai sentiti propriamente soltanto un’azienda di famiglia». Il passaggio generazionale è stato molto rapido e nel 2020 Iacopo diventa direttore generale, pochi mesi prima della morte inaspettata di suo padre: «Lo abbiamo salutato in azienda come avrebbe voluto, tra i suoi operai e i suoi prodotti, nel suo capannone sempre pulito e in ordine, abbiamo brindato a lui e alla sua memoria». In produzione, negli uffici e per i corridoi aleggia ancora il mito dell’ingegnere e il ricordo dei suoi riti. Oggi ad attraversare l’azienda sono i passi di Iacopo, tanto lontano dal padre per forma mentis, quanto legato da un riconoscibile dna imprenditoriale. Una storia di impresa diventata eccellenza, che ha saputo stare al passo dei tempi e che oggi ha le spalle abbastanza larghe per affrontare il mare tempestoso dell’economia globale, dove continua a recitare un ruolo da protagonista.

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