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Ferraglia per sabotare le trebbiatrici nei campi tra Silea e Roncade

Pezzi di acciaio buttati nei terreni pronti per la mietitura. «Così rompono i macchinari». Segnalazione ai carabinieri

Federico de Wolanski
2 minuti di lettura
Claudio Favotto con i pezzi di acciaio ritrovati nei campi nelle ultime giornate 

SILEA. È allarme tra gli agricoltori che lavorano i campi tra Silea, Roncade, ma anche al confine con Casale sul Sile. Da giorni, sulla sponda dei terreni coltivati a granturco, soia, erba medica che costeggiano la strade della zona vengono ritrovati pezzi di ferraglia varia, acciaio da espositori e altro, gettai tra le piante con un unico scopo chiaro: danneggiare le trebbiatrici che da alcuni giorni stanno lavorando nella zona.

Un sabotaggio, a cui nessuno sembra riuscire a dare una ragione chiara, nemmeno i carabinieri di zona a cui ieri è stata fatta formale denuncia. Il primo ritrovamento, quasi per caso, sete giorni fa. Poi a ripetizione nei giorni scorsi tanto da far dilagare l’allarme tra proprietari terrieri, terzisti ma anche consorzi agrari e noleggiatori della zona.

ATTACCO DELIBERATO

Era avvenuto qualcosa di simile tre anni fa, già allora denunciato. Ma nei giorni scorsi il tentativo di sabotaggio si è fatto più evidente. Impossibile definirlo una casualità.

I ferri, alcuni dei quali legati insieme con il chiaro intento di risultare più dannosi nel momento esatto in cui fossero stati inghiottiti dalle trebbiatrici, sono stati ritrovati nelle coltivazioni in via Ceroico, via Buel de l’Ovo, via Cimitero a Silea. Ma anche in via Montiron a Roncade e vicino alle vecchie fornaci al confine tra Silea a Casale sul Sile, nel territorio di quest’ultimo comune.

E chissà in quanti appezzamenti di terra ce ne sono altri, non ancora scoperti. La ferraglia viene buttata solo lì dove si sa che nel giro di pochi giorni arriverà la mietitura “bassa”, quella eseguita appunto con macchinari come le trebbiatrici, e solo con quelle. Niente viene gettato invece tra pannocchie e o altre coltivazioni che vengono tagliate più alte, con altri mezzi agricoli. Dettagli che compongono la certezza del sabotaggio mirato.

«RISCHIO ALTISSIMO»

Il primo a dare l’allarme è stato Claudio Favotto, agricoltore di Sant’Elena di Silea. La sua segnalazione si è allargata a macchia d’olio, rimbalzata da i tanti operatori della zona, alcuni dei quali erano già incappati nel problema ed avevano riportato piccoli danni alle macchine, altri che hanno scoperto i ferri grazie a lui come la famiglia Scomparin e Mazzariol.

«Se si pensava che fosse un caso» dice Favotto, «visto quanto avvenuto nell’ultima settimana è ormai impossibile considerare quanto sta accadendo altro se non un tentativo di danneggiare noi tutti» sottolinea Favotto che spiega: «i danni alle macchine che incappano in questi ferri può essere incalcolabile, i motori possono bruciarsi, i pezzi di acciaio e ferro spaccarsi ed essere espulsi dalla macchina come proiettili mettendo a rischio chi sta lavorando».

LA RESPONSABILITA’?

Chi? Perché? Sono le domande che tutti si stanno facendo, senza risposta. «Non è concorrenza, qui tra proprietari, siamo tutti in ottimi rapporti» sottolinea Favotto allargando le braccia.

Il gesto di un folle? Possibile? Una guerra tra terzisti che affittano le trebbiatrici? Ipotesi grave e altrettanto “lunare” secondo alcuni. Mentre i ritrovamenti continuano («nei campi vicino alle strade, quindi vuol dire che i pezzi di acciaio e ferro vengono lanciati di notte dalla strada»), gli agricoltori che si apprestano a mietere non possono far altro che setacciare i campi prima del passaggio dei macchinari per intercettare il sabotaggio prima del passaggio della trebbia.

Nella speranza che la follia abbia fine, o i carabinieri riescano a individuare il responsabile. E c’è già chi si dice pronto a controlli notturni nei campi alla caccia del sabotatore, o dei sabotatori.

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