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Allarme dei ristoratori a Vittorio Veneto: «Prenotano il pranzo e non si presentano»

La denuncia di Antonella Secchi, direttrice dell’Ascom. «Due segnalazioni solo venerdì, siamo impotenti»

francesco dal mas
1 minuto di lettura

VITTORIO VENETO. Allarme fra i ristoratori del Vittoriese. Ricevono un sacco di prenotazioni, ma poi chi le fa non si presenta. «Nella sola mattinata di venerdì - racconta Antonella Secchi, direttrice dell’Ascom di Vittorio Veneto - due associati, titolari di due ristoranti, mi hanno chiamato per segnalare il ripetersi di due vergognosi episodi: nei rispettivi locali avevano ricevuto prenotazioni per due gruppi da oltre dieci persone, ma non si sono presentati. Attesa una mezzora oltre l’ora pattuita, hanno richiamato il numero di telefono che era stato lasciato alla prenotazione, ma nessuno ha più risposto».

È un malcostume che dura da qualche tempo e non si ferma. «Questa non è gente che ha avuto un contrattempo, ma che ha voluto deliberatamente causare un danno ai ristoratori», denuncia Secchi. La legge non tutela in nessun modo la categoria: prenotare al ristorante e non presentarsi non è reato.

«Non è facile uscirne. Noi consigliamo specialmente quando si tratta di gruppi numerosi o di menù particolari - suggerisce la direttrice dei commercianti - di farsi lasciare una caparra confirmatoria, anche se non è sempre facile».

Oppure si può avvisare il cliente (ma bisogna farlo in modo formale ed eventualmente dimostrabile) che se non si presenta dovrà pagare una penale, un po’ come succede per le prenotazioni degli alberghi, dove comunque la disdetta oltre una certa data ha un costo: anche in questo caso comunque il cliente deve essere informato. Attraverso una prenotazione online può essere più facile.

Ma per i ristoratori e i titolari dei pubblici esercizi non è l’unica fonte di preoccupazione. Un altro tema particolarmente sentito è quello dei buoni pasto. Il giro d’affari c’è, ma l’esercente paga una commissione vicina al 20% del valore e se si aggiungono le varie spese di gestione del sistema si arriva al 30%.

«Quindi su un buono di 8 euro, se ne incassano 5 e mezzo, e spesso dopo mesi di attesa - precisa Secchi - Sempre che tutto vada a buon fine, perché è anche capitato che società di emissione di buoni poi svaniscano nel nulla prima di pagare».

Già in passato alcuni pubblici esercenti del Vittoriese avevano pensato di non accettare più i buoni. «È vero, ma non è una scelta facile, sia perché in momenti difficili rinunciare a un incasso è pericoloso, sia perché si perdono i clienti che - non avendo colpe in merito - andrebbero a spenderli altrove». 

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