Parroco “no vax” in ospedale a San Donà di Piave: l’Ulss 4 sospende don Eros
Il prete, trevigiano, si prendeva cura dei malati di coronavirus, ma non si è immunizzato. L’azienda sanitaria ha interrotto la sua attività pastorale come da normativa
giovanni cagnassi
Don Eros Pellizzari
SAN DONA’ DI PIAVE. Sospensione in arrivo per don Eros Pellizzari, il parroco dell’ospedale di San Donà, di origini trevigiane, non è vaccinato. Essendo formalmente un dipendente dell’Ulss 4 deve sottostare alle rigide normative che hanno colpito i sanitari no vax, ridotti ormai a una trentina in tutta l’azienda sanitaria del Veneto Orientale. Massimo riserbo finora sulla sua attività pastorale che verrebbe interrotta dal provvedimento di sospensione già in atto.
Lo stesso parroco non commenta e neppure la direzione dell’Ulss rispettando la privacy. Ma tra i parrocchiani che assistono alle sue appassionate messe e liturgie, ormai centinaia di sandonatesi, si allarga una forte preoccupazione per il futuro del suo ministero di culto. Don Eros, trevigiano doc, è un prete tra i più amati e rispettati. Lo aveva voluto con sé una decina di anni fa l’allora direttore generale Carlo Bramezza.
Un parroco carismatico, sempre disponibile con i pazienti e poi con i tanti parrocchiani arrivati da tutto il basso Piave ad assistere alle sue messe. Uomo colto e raffinato, prelato che ha sempre saputo dialogare con la gente, tra battute in dialetto e frasi in latino o citazioni dotte.
Durante la pandemia è rimasto in prima linea nelle corsie, partendo ogni giorno da San Donà, dove vive tra le mura dell’ospedale, per raggiungere il Covid hospital di Jesolo lido. Ha così confessato i pazienti Covid, portato loro i messaggi strazianti dei parenti. Un martire che ha sfidato la pandemia, indossando come i sanitari gli “scafandri” degli infermieri e medici sui paramenti sacri pur di stare vicino ai malati contagiosi. Non ha mai avuto paura di avvicinarsi, confessarli, somministrare l’estrema unzione in molti casi.
Parlava con loro e poi con figli o genitori portando sempre un messaggio di speranza e fede. Ma lui, don Eros, che si è sempre considerato tra gli ultimi, anche nel vaccinarsi, alla fine ha deciso di non sottoporsi alla procedura prevista con il siero. La direzione dell’Usl non ha potuto che disporre la sua sospensione in attesa che fornisca eventuali spiegazioni e giustificazioni mediche che finora lo hanno convinto a non vaccinarsi. Documentazione che al momento non è ancora arrivata ai piani alti.
La sospensione sarà notificata a breve e Don Eros verrà momentaneamente sospeso dalla sua attività pastorale limitatamente all’ospedale e all’Usl dove lavora. I parrocchiani temono di perdere così la loro guida spirituale. Don Eros è stato un parroco discusso per il tenore delle sue prediche, le posizioni intransigenti su tanti temi di attualità come i migranti talvolta giudicate in contrasto con la Santa Sede. Lui non ha mai commentato né risposto per non suscitare invidie o polemiche di sorta tra i fedeli, che ora sono in apprensione.
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